Regia di Sergio Citti vedi scheda film
TFF 41 - RETROSPETTIVA SERGIO CITTI L'ultimo film di Sergio Citti è ambientato quasi interamente in un carcere, ove si ritrovano due uomini completamente antitetici per sembianze, attitudini, cultura e interessi.
Ma non per questo impossibilitati a far si che tra loro si incrementa un sentimento di amicizia tale da indurli ad un gesto apparentemente azzardato e senza senso. Fratella e Sorello racconta infatti la storia di un'amicizia con connotati un po' teneri, un po' morbosi, fra due uomini: uno si chiama Giacomo, interpretato con finezza da Rolando Ravello, nei panni un borghese che vive di rendita, e che, perdutamente innamorato della splendida ragazza nera Nonò (Youma Daikite), finisce per sperperare tutto e rovinarsi, fino a meritarsi una condanna in galera. In prigione trova e diviene amico intimo di Serpente (un Claudio Amendola tatuato con un lungo serpente che pare avviluppato lungo tutte le sue carni), ex spogliarellista dalla omosessualità latente ma celata.
Un avventuriero che ha girato il mondo sulle navi da crociera, indurito dal tradimento di un amico.
Si conoscono in prigione, dove sono finiti per motivi diversi, e qui creano un legame forte, fraterno.
Quando i due escono finalmente di prigione, si rendono conto, da uomini nuovamente liberi, di non essere in grado di inserirsi in una società che non li comprende e a cui non riescono più a tener testa.
Finiranno per anelare alla trascorsa vita in carcere, e per questo faranno in modo per tornare alla vecchia e cara cella di un tempo non poi così infelice e pieno di solidarietà tra conviventi forzati La provocazione e una certa malizia e grettezza sono sempre stati gli elementi portanti del cinema un po' ostico, un po' urticante, del cantore degli ultimi e dei diseredati, ovvero del poetico e sensibile Sergio Citti.
Anche in questo suo ultimo film i reietti sono i protagonisti della storia, ed il mondo li costringe ad autorecludersi per poter riuscire a trovare una dimensione di vita in linea con il proprio carattere semplice e poco propenso ai compromessi.
Interessanti e sfaccettati i due protagonisti, strepitosa Laura Betti nel ruolo di in integerrimo giudice, al servizio di un film illuminato, almeno a tratti, dalla nota ed apprezzata verve del suo autore, dalla capacità innata di creare poesia con elementi che vanno oltre il grottesco e sfociano nel morboso, pur con qualche momento di stanca in agguato a minarne la completa riuscita.
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