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Il fuorilegge

Regia di Frank Tuttle vedi scheda film

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La recensione su Il fuorilegge

di joseba
8 stelle

Un killer solitario e amante dei gatti viene assoldato per ficcare una pallottola in pancia a un certo Baker e fregargli una formula chimica. Raven, questo il nome del sicario, esegue meticolosamente il suo compito, forando il tizio e prelevando la busta. Il suo committente però onora il contratto rifilandogli biglietti da dieci contrassegnati e rivolgendosi alla polizia per recuperarli. Raven prova a spendere la prima banconota ma viene subito sgamato. Inizia allora la sua fuga-vendetta con tutta la polizia della California alle costole.



Adattando il Graham Greene di "A Gun for Sale", Frank Tuttle concepisce un protonoir stringatissimo (80') che rientra di diritto tra gli archetipi del killer-movie. Raven (splendido nome ovviamente debitore a Poe) è un sociopatico ("I don't trust anybody", sibila al suo mandante) che riversa tutto il suo affetto sui felini, nei quali identifica se stesso e la propria fortuna ("I killed my luck", gracchia amareggiato dopo aver soffocato un gatto che rischiava di farlo pizzicare). Benché assai spiccio, il suo ritratto caratteriale è di grande modernità, sfociando in una confessione dalle forti risonanze psicoanalitiche fatta nottetempo a Ellen Graham (Veronica Lake), una donna presa in ostaggio durante la fuga.



Siamo nel 1942 e ovviamente il clima bellico si fa sentire: la formula chimica trafugata da Raven e consegnata al committente è quella di un gas tossico che rischia di finire in mano giapponese, con tutte le ripercussioni del caso. Al sicario la cosa non potrebbe fregare di meno, ma alla signorina Graham sì, dal momento che è stata precedentemente contattata dal Senatore Burnett per smascherare i traffici spionistici di una grande compagnia nazionale (che per avventura è proprio quella che sta per vendere la formula ai nipponici). Sicché la Graham e Raven finiscono per fare un accordo: lei lo aiuterà a seminare gli sbirri, lui si preoccuperà di far confessare il boss della compagnia chimica e sventare il traffico antipatriottico.



A dire il vero il nesso tra la vicenda del killer e le complicazioni spionistiche è un tantino macchinoso e artificioso, anche perché si aggiungono le immancabili complicazioni sentimentali: la Graham è fidanzata col detective incaricato di seguire il caso delle banconote da dieci che, naturalmente, finisce per essere coinvolto nella caccia a Raven. Anzi, è proprio lui a comandare le operazioni di polizia e a inseguire accanitamente Raven fin nella sede centrale della "Nitro Chemical". Non aiuta poi un finale precipitoso e moralistico con redenzione propagandistica in punto di morte: della serie "anche i cattivi possono aiutare la patria". Questo il "messaggio centrale" (virgolette di disprezzo) del film.



Ora, se l'intreccio è un po' capzioso e scombiccherato, la regia di Tuttle e le luci di John Seitz ("Double Indemnity") sono letteralmente miracolose. Tuttle gira in modo quintessenziale (prevalentemente primi piani e piani americani, senza disdegnare suggestive aperture allo spazio circostante) e Seitz illumina la seconda parte del film come un pittore espressionista: tagli di luce, ombre fendenti, trasparenti violentemente ostentati. Un luminismo contrastatissimo che sa anche smorzarsi nelle atmosfere brumose dell'alba e annullarsi nella luce chiassosa dell'en plein air (la stratosferica sequenza del ponte sulla ferrovia). Ultima notazione a proposito del commento musicale: nonostante sia pressoché costante, nei momenti di maggiore tensione si cheta all'improvviso, il fragore del pericolo basta a se stesso. Un piccolo gioiello misconosciuto.

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