Regia di Martin Scorsese vedi scheda film
Fra una sera e il mattino seguente, il tranquillo programmatore informatico Paul Hackett attraversa un’odissea metropolitana nelle viscere di una New York dove sembra che tutto voglia andare storto e che nessuno dorma di notte: si comincia con i begli occhi di Rosanna Arquette che ama Tropico del Cancro, seguono un tassista folle, una scultrice imbronciata, un barista fiducioso, una cameriera insoddisfatta, una gelataia dispettosa, due topi d’appartamento, una folla inferocita. Film divertente e inquietante al tempo stesso, grottesco, surreale, ironicamente moralista (tutto nasce dal peccato di concupiscenza, e nonostante le tante donne che lo circondano Paul rimane a bocca asciutta): un incubo kafkiano che deve qualcosa anche a Buñuel, con un uomo qualunque sballottato da eventi semplici ma ingovernabili nella loro implacabilità (una banconota da venti dollari che svolazza via, la tariffa del biglietto della metropolitana che aumenta a partire dalla mezzanotte). Nessun episodio ha una vera conclusione, ma rimane in sospeso: i personaggi spariscono, poi ritornano in altri contesti lasciando sempre un certo mistero su di sé (perché un libro sulle ustioni dentro la borsetta? perché le trappole per topi intorno al letto?). E tutto si placa in un finale beffardamente rassicurante, con l’ufficio che riapre e riaccoglie Paul nel suo alveo materno.
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