Regia di Martin Scorsese vedi scheda film
Un informatico annoiato si ritrova in una serie di incontri fuori dal comune nella notte newyorchese.
Un insolito Martin Scorsese alle prese con una black comedy dal ritmo altalenante, gestita attraverso una regia originale ed un montaggio a tratti allucinato. Una storia grottesca, uscita, sembra, da una tesi universitaria che Scorsese riedita a proprio piacimento, proiettandovi i propri fantasmi individuali e riducendo la più grande metropoli del mondo ad un fazzoletto di palazzine intrise di mistero e nonsense.
Sembra quasi uno scherzo ciò che accade a Paul (un ottimo Griffin Dunne), una candid camera involontaria consumata tra le viscere di una New York silente, ma viva: la New York dei tassisti, delle cameriere, dei furgoni ambigui e dei bar notturni, figure ricorrenti nella poetica futura di Scorsese. Di fatto un incubo, vissuto in orari che Paul non frequenta, questione evidenziata dai numerosi sguardi di quest’ultimo alle lancette che scorrono, suggerendogli che è ormai “fuori orario”.
Affresco senza morale ricco di colpi di scena: una sceneggiatura alla Tarantino, con nonsense alla Lynch e musiche carpenteriane. Scorsese appare con una torcia in mano all’interno del Berlin.
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