Regia di Silvio Siano vedi scheda film
La giovane Mariarosa viene riportata a forza nel paesino meridionale di origine. Qui tutti sanno che la ragazza era nel frattempo diventata una prostituta. Gli abitanti la schivano e la coprono di maldicenze, eppure gli uomini fanno la fila per essere suoi clienti. Uno tra questi si innamora della giovane e decide di sposarla, suscitando naturalmente ulteriori scandali.
Non sono molte le regie di Silvio Siano – più attivo nel cinema come direttore di produzione – e non sono neppure granché note, ma questo La donnaccia sicuramente è uno dei titoli più interessanti della sua carriera. Una pellicola che unisce un intrattenimento popolare a base di dramma sentimentale e una (ridotta, ma presente) visione sociologica/antropologica di buonissimo impatto. La mentalità chiusa e retrograda di certi paesini dell'entroterra meridionale dell'epoca risulta infatti raccontata con efficacia nella sceneggiatura dello stesso regista e di Sabatino Ciuffini, tratta da un soggetto di Siano, Pasquale Stiso e Camillo Marino; siamo di fronte a un lavoro poveristico, d'altronde, e tutti i limiti della confezione – comunque sufficiente per il contesto – sono palesi. Anche il cast non offre nomi di eccellente rilievo, ma qualche volto di discreta fama è presente e, nel complesso, gli interpreti non sfigurano affatto: Dominique Boschero è l'apprezzabile protagonista e al suo fianco compaiono tra gli altri George Riviere, Aldo Bufi Landi, Giacomo Furia, Gianni Dei, Laura De Marchi e Piero Vida. La curiosità maggiore è relativa poi al successivo lavoro di Siano da regista, La vedovella (1964), dal titolo già in completa opposizione a questo La donnaccia; pur con un altro gruppo di attori, il Nostro metterà in scena una storia dai simili presupposti (una prostituta del nord che torna al paesino meridionale di origine) ma con toni da commedia. 5/10.
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