Regia di Zach Braff vedi scheda film
Premetto di non aver mai guardato nemmeno un episodio di Scrubs, trampolino di lancio per il regista-protagonista del film Zach Braff e di essermi accinto alla visione di La mia vita a Garden State grazie alle innumerevoli recensioni che lo "timbrano" come originale, poetico e moderno. In realtà non vi ho trovato nulla di questo, o meglio, forse un po' di tutto ma davvero in quantità minima. La storia ruota attorno al male di vivere come conseguenza della crescita e di quel salto di qualità nella propria vita che, per traumi infantili, pigrizia, apatia, accidia ecc. non si vuole proprio fare. Andrew Largeman, in seguito ad un tragico lutto familiare, torna nella città in cui è cresciuto, lasciando nella lontana Los Angeles un presente fatto di lavoro poco dignitoso, depressione e psicofarmaci, solitudine e il sogno di sfondare come attore. Giunto nella "vecchia" Garden State si rispecchia nei cambiamenti dei vecchi amici e in coloro che non vogliono cambiare e si rassegnano al loro ruolo medio nella società. Qui conosce Sam (Natalie Portman), bugiarda patologica, che tenterà di farlo uscire dai suoi "schemi" di vita. Le premesse per un buon lavoro ci sono tutte ma la visione di questo film è paragonabile allo scavalcare un muro per poi trovarsi ai piedi di un altro muro da scalare. Insomma qualche picco di genialità e poi una drastica ricaduta in un "piattismo" ben diverso dal silenzio delle immagini. Come regista, Braff inventa qualcosina per poi perdersi nella caratterizzazione dei personaggi, evidenziando vite piene di eccessi di arricchiti e non, in una girandola di luoghi comuni con frammenti di buona prosa (alcuni già sentiti e già letti altrove). Proprio quando, nonostante una recitazione poco incisiva (quasi monocorde), il volenteroso Zach stava per meritarsi la mia sufficienza, m'inciampa in un finale (che non sto a spoilerare) nemmeno troppo ricamato, che perfino Nostradamus avrebbe predetto secoli e secoli orsono. In conclusione, per essere un esordio alla regia, non tutto è da buttare ma sicuramente, almeno ai miei occhi, davvero sopravvalutato.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta