Regia di Zach Braff vedi scheda film
Carino, è questo banale aggettivo quello che meglio fotografa il film di e con Zach Braff. L'idea è tutto fuorché originale (un ragazzo, in occasione del funerale della madre, torna dopo 9 anni nel paese natio, e si trova a fare i conti col passato) e il tema (il passaggio ritardato di un 26enne all'età adulta) nasconde qualche trappola nella quale il regista qua e là inciampa pure. Perché il film a tratti è verboso, talvolta eccede con la retorica o ricorre a scorciatoie (cinematograficamente) evitabili (la filippica finale del protagonista al padre), ma nonostante tutto si lascia guardare con piacere, grazie all'acuto senso dell'umorismo che lo attraversa, grazie a personaggi semplici ma ben delineati, credibili, dalle cui stranezze si è disposti a farsi coinvolgere, e grazie alla piacevolissima colonna sonora che ne scandisce il ritmo. A 10 anni di distanza da "Reality bites" di Ben Stiller (edito in italia col titolo "Giovani, carini e disoccupati"), ancora un film generazional/esistenziale destinato a diventare un piccolo oggetto di culto. Con gli stessi pregi, simili difetti, e personaggi diversamente sfigati. 2 mosche bianche all'interno di un sottogenere abusato che spesso ha partorito autentiche boiate. Ma qui c'è di che divertirsi e lasciarsi prendere, perché la differenza in casi come questi la fanno la sincerità e il senso della misura. E per una volta ci si può pure lasciare trasportare da una ventata di ottimismo.
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