Regia di Kim Ki-duk vedi scheda film
Ottimo film, regia, attori. Grandi emozioni, un film per tutti che scava nell'animo umano. Il problema della prostituzione minorile è trattato da tutti i punti di vista: la prostituta, il padre, il cliente. Un film che ci fa pensare ed è straordinario, ma sembra ordinario, che anche l'errore più grande possa trovare espiazione, emerge con forza, ma al contempo con delicatezza, la visione buddista dell'autore.
La trama è ottimamente costruita, con il pregio aggiunto e raro di dipanarsi dopo venti minuti in una direzione completamente inattesa dalle premesse.
La colonna sonora è a dir poco eccezionale e tocca le corde giuste, emozionando.
La regia di Kim Ki Duk è sempre consapevole e sapiente, impreziosita di momenti lirici visivamente appaganti; introduce nel mezzo di alcune sequenze anche riprese dall'alto sempre opportunamente miscelate. Talora osa addirittura troppo, come nella scena della cascatella nel parco: nella prima inquadratura l'attrice tocca l'acqua in mezza figura, nella seconda vi è un campo totale con questa attice nello sfondo in un angolo; è a fuoco sullo sfondo solo per un secondo, mentre il primo piano è sfuocato. Cambio di fuoco sul primo piano sulla faccia dell'altra attrice che parla al telefono, tanto ardito da essere praticamente sbagliato (si nota addirittura il breething della lente, quindi anche tecnicamente sbagliato e sgradevole). Ma a Kim Ki Duk si può perdonare tutto. Magistrali alcune scene come l'ellisssi temporale del padre poliziotto in macchina, con la macchina che si copre di foglie nella seconda inquadratura a indicare il tempo passato. E tutto il meraviglioso finale, con la macchina ancora protagonista, sul quale non mi dilungo per non spoilerare. La soluzione registiche di alcuni campi lunghi hanno costruito una delle sequenze di cinema più toccanti di sempre, da brividi!
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