Regia di Bertrand Tavernier vedi scheda film
Le piogge monsoniche, i mercati odorosi, le strade malridotte, il traffico, gli insetti fastidiosi, gli sciami di motorette, i caotici sfondi urbani e la campagna, il caldo afoso, i piatti piccanti, l’economia di strada, i visi. La macchina da presa di Bertrand Tavernier si lascia irretire dalla Cambogia. Pedinando il calvario burocratico ed emotivo di una coppia, Pierre (Jacques Gamblin) e Geraldine (Isabelle Carré), arrivata in Asia per adottare una bambina, il regista denuncia/constata il “mercato” delle adozioni e racconta, con un rispetto e una discrezione rosselliniana, il presente di un Paese in cui il ricordo degli orrori dei khmer rossi non è svanito. Il film non è né un polemico dossier da inchiesta televisiva né un generico docu-fiction: lo stile e la forma riflettono un punto di vista morale. Scritto anche dalla figlia di Tavernier, La piccola Lola per 128 minuti (qualche taglio in più non avrebbe minato l’intreccio) si sintonizza sulle preoccupazioni, i picchi nervosi, i sorrisi, gli scoramenti, le ansie, la scelta di “paternità” e di “maternità” dei due protagonisti e delle altre coppie bloccate negli alberghi cambogiani in un’assurda lista d’attesa. Adozione e commercio dei bambini, corruzione e traffici illeciti, fax e moduli, firme e timbri, “donazioni” e visti, lacrime dei piccoli e commozione degli adulti in un film incalzante e ammirevole.
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