Regia di Bertrand Tavernier vedi scheda film
Voto 8. Buon film, quasi un documentario. Tavernier segue una coppia di francesi sbarcati in Cambogia nella speranza di adottare un bambino. Il loro soggiorno sarà un vero percorso del combattente, scandito da pratiche burocratiche senza fine, aspettative e delusioni, incontri con personaggi lontanissimi per costumi e cultura. Avranno tutto il tempo di osservare, spesso senza comprendere, la vita concitata e travagliata di città e persone, immergendosi nell’umidità e nel caos di un paese costantemente memore delle stragi dei Khmer Rossi. L’autore non esprime giudizi, ma si limita a raccontare. Eppure, non c’è nessuno che ne esca bene. Gli occidentali sembrano bambini viziati in cerca di un figlio, come se si trattasse di scegliere un cane o un gattino, con buona pace dei tanto conclamati istinti materni o impulsi parentali. Della Cambogia si vengono a conoscere solo figure sgradevoli, dai funzionari pubblici ai loschi gestori di centri d’accoglienza per l’infanzia, simili a supermercati per coppie di europei e americani benestanti. Gli interpreti della pellicola sono tutti adeguati, ma Jacques Gamblin, calibratissimo nel suo ruolo di uomo onesto e ingenuo, gentile e sconcertato, merita una citazione a parte. Pur astenendosi dal giudicare, Tavernier realizza un necessario e lodevole film di denuncia e possiamo essergliene grato.
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