Regia di Christopher Nolan vedi scheda film
Quando una persona, che da ragazzo amava leggere i fumetti, diventa adulta, il suo rapporto con essi spesso si modifica. Se è diventata una persona colta ed istruita, nutre verso di essi un sentimento di nostalgia, ma non c’è più la curiosità, la passione di un tempo. Se poi il soggetto è un regista di spessore e di qualità come Christopher Nolan, l’amore di un tempo per i fumetti diventa ispirazione per trarre da essi un’opera che soddisfi i palati fini e i sogni adolescenziali della fascia teen ager che si alimenta della fantasia sfrenata tipica di quel sotto-genere letterario e visivo.
Riuscire a realizzare un ottimo film da un fumetto è un’impresa che richiede talento e Nolan, riconosciamolo, talento ne ha.
L’idea sua era quella di realizzare un’opera di impegno partendo da un soggetto tipico del disimpegno, com’è appunto il genere fumettistico.
La base su cui Nolan parte è quella di restituire realismo, innestando elementi di lirismo, di credibilità, di verosimiglianza su un materiale assolutamente avulso da ogni forma di realismo ma capace di immaginazione visionaria deduttiva e straordinaria.
Per riuscirci, Nolan si è ricordato della prima parte di SUPERMAN di Richard Donner (forse la migliore del film) in cui si narrano gli anni della giovinezza del supereroe. Grazie a quella trovata, è più facile accettare la doppia identità (Clark Kent e sua).
Conoscere l’infanzia dell’eroe aiuta a comprendere i motivi reali che sono alla base di (supposti) superpoteri soprannaturali.
La figura del padre, vera guida morale delle sua azioni, la terribile esperienza della sua morte, quella della caduta nel pozzo infestato dai pipistrelli sono gli elementi che indirizzeranno il suo futuro.
Accanto a questo, si forniscono la spiegazione dei suoi superpoteri (attraverso prototipi rimasti tali realizzati dalla società del padre)e l’addestramento maniacale all’uso della forza solo quando è necessaria.
A questo punto, tutto è pronto per il ritorno di Bruce Wayne a Gotham. L’ultimo elemento necessario per creare Batman è il significato del simbolo. L’uomo, come l’esperienza di Gotham insegna, è fallibile e corruttibile. La gente ha bisogno di simboli, che sono segni superumani, per credere in loro.
Si profila qui allora un interessante interrogativo che può avere implicazioni filosofiche degne di nota.
Nella nostra società malata (metafora della quale è Gotham) l’umanità, per salvarsi, ha bisogno di simboli? E qual è il simbolo oggi? Dio, forse? Gesù Cristo non era anche uomo? La simbologia religiosa non è forse qualcosa che è al di sopra dell’umana comprensione, come ad esempio la Trinità, i dogmi ecc.?
Oppure quale può essere un altro simbolo? Forse lo sono i segni che la nostra debole e fallibile umanità crea rendendoli (o meglio, cercando di renderli) totem indistruttibili, come il potere del denaro, il potere per il potere, il Male che viene spacciato per misura estrema del Bene?
Da ultimo, l’infantile (spesso)e fumettistico contrasto Male-Bene assume qui la cupa previsione di un inesorabile trionfo del Male, reso possibile dall’apatia ed indifferenza dell’aumanità.
Quest’apatia potrebbe forse essere messa in relazione con la soddisfazione di bisogni materiali ed effimeri ottenuta dietro una cessione di quote sempre maggiori di libertà individuali ma soprattutto sociali e politiche.
A sorreggere questi progetti ambiziosi (forse addirittura oltre le capacità di Nolan)intervengono una sceneggiatura impeccabile, un’ottima colonna sonora ed effetti speciali in “Live”, rinunciando alla tecnologia digitale grafica computerizzata, molto meno costosa.
Alla fine, il risultato accontenta i teen agers, forse il vero pubblico cui il film si rivolge, ma anche platee più smaliziate.
Christian Bale e Michael Caine rappresentano un ulteriore spessore qualitativo.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta