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Batman Begins

Regia di Christopher Nolan vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Batman Begins

di scandoniano
6 stelle

Dopo le trasposizioni cinematografiche del mito di Batman affidate a Burton e Schumacher (senza escludere quella del ‘66 col mitico Adam West), tocca a Christopher Nolan l’ingrato compito di inscenarne le origini... La domanda di fondo che muove il sesto lungometraggio sulla leggenda dell’uomo pipistrello è: prima delle sfide con Pinguino, prima delle magie di Joker e dell’avventura con Catwoman, cosa ha mosso il miliardario Bruce Wayne a diventare l’uomo che fa giustizia a Gotham City?
Nolan parte da lontano: da quando Wayne si allena in un centro d’addestramento per imparare l’arte dei ninja e prepararsi a vendicare i genitori, come si sa, uccisi da un balordo in un vicolo di Gotham proprio davanti agli occhi di un Bruce ancora bambino. Attraverso un nugolo di flashback, Nolan (che aveva dimostrato di sapere sfruttare ottimamente l’artificio narrativo in particolare coi suoi primi film-capolavoro Following e Memento) ci racconta della trasformazione di Bruce Wayne in Batman, muovendosi continuamente tra il passato (l’addestramento), il presente ed un passato remoto (il Wayne bambino e le sue fobie).
Batman è Christian Bale, Rachel, l’amica assistente del procuratore, è Katie Holmes. Entrambi tengono testa ai mostri sacri con cui si confrontano: uno straordinario Michael Caine (il maggiordomo Alfred), un altrettanto bravo Gary Oldman (l’unico poliziotto non corrotto della città), un cattivissimo Liam Neeson ed un eccelso Morgan Freeman (figura fondamentale per lo svolgersi delle vicende).
Dunque siamo in presenza dell’immagine originativa del supereroe: nascita e formazione di un mito: una sorta di prequel di tutti i comics, i telefilm e i film sull’uomo pipistrello mai portati alla ribalta. Ne viene fuori un Batman opposto a quello che siamo abituati a vedere come icona dark: quello di Nolan è un supereroe che nel suo agire abbandona la matrice introspettiva e silente che muove gli altri Batman dello schermo per ridursi a superuomo che si compiace delle proprie frasi ad effetto e si diverte nell’inventare le comparse sulla scena del crimine.
In questa dimensione spettacolarizzante, Nolan va a nozze: il montaggio serratissimo, quasi incomprensibile, lo aiuta parecchio a creare azione. Frame che durano meno di un secondo, scene veloci, a tratti semanticamente sfuggenti. Il montaggio schizoide è una trovata furba, nella peggiore accezione del termine, con cui si sposta l’attenzione dalle dinamiche classiche del paladino di Gotham City ad un’affabulazione che fa perdere i punti fermi della decennale tradizione del fumetto, spostandosi esclusivamente sulle scene di combattimento.
Quello di Nolan è un vezzo che alla fine stanca. Sulla messa in scena nulla da dire, insomma. Sulla caratterizzazione del nuovo Batman invece, beh, da dire c’è, eccome. Ma sicuramente non in positivo. Chi ama Batman, per fare un esempio, conosce un Alfred compassato, del tutto diverso dal clone di Groucho che ci propone Nolan.
Ma la cosa peggiore del film è il finale. In oltre due ore di proiezione, come visto, i punti di contatto con l’immagine cristallizzata di Batman sono davvero pochi. E per di più questa pochezza sembra ostentata. Eppure nell’ultima sequenza Nolan sembra quasi preso dal rimorso e ci fornisce un indizio assolutamente fuori luogo e quantomeno approssimativo: il primo avvertimento di Joker! Un tentativo estremo di raccordo con i sequel che però non ha alcun valore se non quello di irritare chi aveva dato a sceneggiatori e regista l’unica attenuante che poteva salvarli: l’ignoranza in materia, ossia il non aver mai visto o letto nulla sull’uomo pipistrello.

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