Regia di Christopher Nolan vedi scheda film
Negli anni 80 e 90 in America i supereroi classici dei fumetti sono stati riscritti per accordarli a tempi e modi grafici più moderni. Batman non è sfuggito a questa tendenza, e il film di Nolan è un tentativo di riattualizzazione del pipistrello di Gotham, nato nell'ormai lontano 1939.
Rispetto alla versione di Burton del 1989 (e alla successiva deriva pop dell'ex-vetrinista Joel Schumacher), questo Batman è più dark, meno leggero. Bruce Wayne vive nell'ossessione del padre, ricchissimo capitalista illuminato nonché medico e padre amorevole, fatto fuori assieme alla madre da un ladruncolo per pochi spiccioli. Deve fare i conti con la propria sete di vendetta, ma anche con il terrore che ha sempre avuto per i pipistrelli da quando è caduto in un pozzo infestato dai topi alati.
Niente di nuovo quindi per Bruce. La sua trasformazione in Batman diventa l'affermazione della volontà di sublimazione delle proprie ossessioni nella maschera cupa e tragica dell'eroe solitario per eccellenza, che traduce la paura in coraggio e l'odio nella necessità di giustizia. In effetti, quasi tutto il film è dedicato alla creazione fisica dell'uomo pipistrello (addestramento in Tibet in lotte marziali, a metà strada tra Star Wars e Karate Kid), con tutti gli attributi tecnologici necessari (sfruttando la divisione militare della multinazionale paterna).
Se nel film manca all'appello un vero super nemico (il Joker è annunciato per la prossima puntata), c'è però un'oscura organizzazione internazionale determinata a radere al suolo ogni società corrotta, qual è ormai Gotham (e, per proprietà transitiva implicita, l'America), così da imporre al mondo, con la violenza, la propria idea di democrazia. Ogni riferimento all'attualità potrebbe essere voluto.
L'accento viene posto sulla paura: le paure infantili di Bruce, i demoni interiori che vengono combattuti attraverso un'iniziazione alle arti marziali tibetane da parte di un mentore in una sorta di psicoterapia fatta a suon di botte, sino all'immagine stessa di Batman, costruita per incutere paura nei criminali, e basata sulle fobie infantili del suo alter-ego civile. Ma anche il panico sociale, che provoca violenza e disperazione, che l'organizzazione vuole esportare a Gotham con un siero allucinogeno per ripulire, distruggendola, la città dalla violenza.
E Bruce si trova a sopprimere per due volte la figura paterna: uccide il nefasto mentore e seppellisce i ricordi del vero padre. In positivo e in negativo, da entrambi trarrà gli insegnamenti che guideranno la sua futura carriera da vendicatore mascherato.
Questa versione psicanalitica e morbosa del giustiziere di Gotham (primo tempo del film) si associa però ad estenuanti inseguimenti automobilistici e a numerose scazzottate, quasi subliminali per la rapidità di montaggio, che lo rendono un deludente film d'azione (secondo tempo); il tentativo di introspezione rimane superficiale e decisamente legato ai soli dialoghi, cui certo non giova la totale assenza di ironia.
Il mantello sfrangiato svolazza nella notte nebbiosa, ma sembra siano solo il vento e il colore a determinarne la valenza gotica. Come quella figura, il film si lascia vedere, ma nulla si imprime nella coscienza o nel coinvolgimento dello spettatore.
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