Regia di Christopher Nolan vedi scheda film
Bruce Wayne/Batman: Rachel, non è tanto chi sono, quanto quello che faccio che mi qualifica.
Dopo il banco di prova di Insomnia che conferma la capacità di Nolan di saper gestire anche film con budget abbastanza consistenti, la Warner gli offre su un piatto d’argento la possibilità di dirigere il nuovo reboot su Batman iniziando così un forte sodalizio tra la major e il regista britannico, che a tutti gli effetti si rivelerà fruttifero per entrambi permettendo in seguito a Nolan di avere quasi carta bianca sui suoi futuri progetti più personali e sentiti.
Per Batman Begins, a differenza del marchettone Insomnia, Nolan piega l’anima commerciale del progetto batmaniano secondo la sua sensibilità artistica e autoriale discostandosi dalla precedenti trasposizioni cinematografiche (soprattutto quelle scellerate di Joel Schumacher), riportando il mito del noto cavaliere oscuro in una dimensione più epica, terrena, realistica, introspettiva, meno fumettosa e squisitamente thriller/noir.
La rilettura postmoderna ambientata nei nostri tempi che attua Nolan nei confronti del noto supereroe DC, serve a dare maggior spessore e un’aura più seriosa alle atmosfere del cinefumetto, conferendogli dunque una connotazione più adulta e matura nell’analizzare la condizione antropologica del nostro tempo.
Batman diventa dunque un pretesto, un simbolo, una metafora necessaria per sviluppare un discorso più ampio della semplice scazzottata tra buoni e cattivi, che infatti trova perfetta sinergia col mondo crepuscolare che Nolan gli costruisce intorno ovvero la decadente e corrotta Gotham City e l’esotica e oscura località himalayana sede della Setta delle ombre guidata dal potente e carismatico leader Ra’s Al Ghul.
Il film di origini quindi si divide principalmente in due parti collocate in località geografiche completamente opposte, ma in realtà complementari quando nell’ultimo atto dovranno scontrarsi per la resa dei conti finale.
La prima parte del film si focalizza quindi sull’origine del codice morale di Batman alias Bruce Wayne, sfruttando il montaggio non lineare distribuito su più linee temporali per enfatizzare gli eventi drammatici fondativi per la genesi del supereroe senza superpoteri tra paura, rabbia, dolore, vendetta e una sete irrefrenabile di giustizia. Emozioni e sensazioni che vengono ben delineate anche grazie alla particolare messa in scena di Nolan che tra simbologie e location mozzafiato, riesce ad incastrare perfettamente i flashback di Bruce Wayne con il meditativo e duro addestramento di Ra’s Al Ghul, quest’ultimo mentore e figura paterna necessaria per lo sviluppo psicologico, morale e spirituale di Batman, che gli insegnerà le vie dell’oscurità, della teatralità e dell’inganno per volgere l’odio per i criminali in una virtù inscalfibile e metafisica.
L’introspezione che ne esce da questo interessante addestramento sia fisico che spirituale, dona finalmente la giusta epica e dignità alla mitologia dell’uomo pipistrello, che lo si potrebbe collocare tranquillamente nei più bei addestramenti della Storia del Cinema tra allievo e maestro come quello tra Luke e Yoda, Neo e Morpheus, Beatrix Kiddo e Pai Mei e pochi altri entrati ormai nell’immaginario collettivo.
L’allenamento psicofisico immerso in questo ambiente esotico e mistico non è però sinonimo di unione e fratellanza, infatti sarà il fulcro di un eterno dilemma morale che sarà fondamentale per tutto lo sviluppo della trilogia, ossia la salvezza di Gotham City o la sua totale condanna a morte.
Speranza e disperazione sono dunque gli stati d’animo che possono riassumere al meglio il duello eterno tra bene e male, ma che per tutta la trilogia tenderanno verso un’ambiguità morale lancinante e contraddittoria proprio come la città di Gotham.
Ra’s Al Ghul vuole infatti radere al suolo la metropoli per la sua natura luciferina fagogitata ormai da decenni dalla malavita e dalla corruzione che non può più professarsi faro della civiltà occidentale, di conseguenza per il bene dell’umanità bisognerebbe epurarla dal male come tante altre città gloriose del passato cadute poi in disgrazia per colpa dei vizi e dei peccati dell’uomo.
In antitesi a questa logica malthusiana e darwinista, si contrappone la speranzosa e lucente moralità di Bruce Wayne, che invece ripone ancora fiducia nelle brave persone della città e nella loro lotta al crimine attraverso le vie della legalità, ma che necessitano di un giustiziere al di sopra di ogni legge perché questo possa incarnare un simbolo potente e speranzoso che ispiri la gente comune ad agire contro i soprusi delle cosche mafiose che dominano tutta la città.
Nella seconda parte del film infatti, entrano in gioco queste suggestive logiche contrapposte dove Nolan le inserisce egregiamente in un universo metropolitano con tinte noir molto marcate dove la decadenza, la sporcizia, la povertà, la crisi economica, la corruzione, la criminalità, le ingiustizie, la violenza sono all’ordine del giorno e plasmano il complesso ecosistema urbano di una società occidentale alla deriva e sull’orlo del baratro.
In questo scenario degradante e molto fedele alla nostra realtà, il miliardario Bruce Wayne rinato dopo il suo viaggio spirituale e marziale, si inserisce perfettamente come benefattore e beniamino playboy della metropoli, ricucendo le fratture provocate da anni di strapotere della malavita seguendo l’esempio filantropico dei suoi genitori, mentre di notte può gettare via la sua maschera ironica e carismatica per dare sfogo alla sua vera natura ovvero quella di un uomo introverso votato nella sua ossessiva crociata contro la criminalità di Gotham, seguendo però un codice morale nobile, incorruttibile, tenace, ferreo e votato ad incutere paura e timore ai criminali di tutta la città
In questa sue folli avventure notturne non può che originarsi uno stress psicologico non da poco conto, infatti subentra nel corso della seconda parte della pellicola l’altra figura paterna necessaria per bilanciare l’oscurità del crociato incappucciato, ovvero quella adottiva del fedele maggiordomo Alfred, voce della coscienza e braccio destro del protagonista fondamentale per tenere viva la lucidità e l’umanità dei due alter ego, oltre che ad aiutarli nelle loro indagini sia diurne che notturne.
Le figure paterne assumono dunque un significato molto importante all’interno della trilogia su cui il regista britannico costruisce un discorso molto profondo in quanto fondative per l’evoluzione del complesso di Bruce, sottolineando tutte le loro virtù e le loro problematicità per l’evolversi degli eventi che poi porteranno Batman stesso a diventare padre, custode, protettore della città di Gotham in cui i suoi cittadini diventeranno per lui formalmente i suoi figli adottivi da tutelare ed educare contro il male incombente della criminalità.
Le complessità genitoriali verranno successivamente riprese anche in The Prestige, Inception e Interstellar che infatti costituiscono una componente emotiva e drammaturgica fondamentale per la risoluzione degli eventi, immersi quest’ultimi come sempre in un mondo freddo, razionale, ed opprimente.
La figura che assume Rachel, amica fidata ed interesse romantico di Bruce, costituisce dunque in questo ambiente cittadino cupo e decadente, il giusto riscatto sociale per il tormentato supereroe notturno desideroso comunque di vivere una vita romantica e felice con la sua presumibile anima gemella, ma che purtroppo non può ottenere per via del sacrificio di indossare una maschera che gli nega ogni possibile legame sentimentale, accettando così il suo ruolo di madrina di Gotham in quanto faro di una giustizia pura e scevra dall’oscurità giustizialista del cavaliere oscuro.
L’introspezione che viene riservata ad ogni membro del cast è dunque notevole e piena di significati che servono per delineare al meglio il nuovo corso del nuovo universo batmaniano immerso in una narrazione noir/thriller introspettiva ed investigativa atipiche per il cinefumetto, costruendo così quelle famose atmosfere dark che poi verranno scimmiottate malamente in futuro da altri prodotti DC che ovviamente non comprenderanno la costruzione teorica nolaniana votata chiaramente alla contaminazione dei generi e ad un rilettura cinematografica e non dogmatica del fumetto.
Le uniche pecche di questo primo capitolo, che è di fatto una splendida avventura supereroistica in chiave similmente realistica, a mio avviso è imputabile alla gestione dei due villain che nonostante siano entrambi ben caratterizzati, non spiccano di una particolare spettacolarità e letalità all’interno della pellicola, dove chiaramente lo Spaventapasseri è messo in secondo piano in favore di Ra’s Al Ghul, quando in realtà avrebbe dovuto ricoprire un ruolo primario per le sue incredibili potenzialità nel testare le paure di Batman grazie ai suoi gas letali che provocano allucinazioni traumatizzanti alle vittime esposte ai suoi diabolici marchingegni gassosi.
Il noto nemico numero due dell’uomo pipistrello viene dunque relegato ad un mero ingranaggio all’interno del piano diabolico dello spietato leader della Setta delle ombre, ritornando poi come cameo fisso per i prossimi due capitoli ma in ruoli di minore importanza.
La centralità di Ra’s al ghul rimane comunque filosoficamente coerente allo spirito di Batman Begins e funzionale ad avviare un discorso nel primo capitolo per poi concluderlo indirettamente nel terzo pagando il peso di essere meno “attrattivo” rispetto ai prossimi villain che verranno, ma ugualmente coerente per sfidare lo spirito e la paura del suo ex allievo, che alla fine lo batterà grazie alla sua forza di volontà emancipandosi dall’arroganza del maestro e diventando un nuovo simbolo di speranza per combattere il male di Gotham dalle forze oscurantiste votate al caos e alla distruzione.
Insomma, Christopher Nolan compie un piccolo miracolo da un’operazione palesemente commerciale, riuscendo ad imporre la sua visione autoriale sul genere cinefumettistico cambiandolo drasticamente nella sua monotona semplicità e discostandosi parecchio dalle versioni precedenti batmaniane, sottolineando però un senso di continuità/discontinuità con il titolo dell’ultimo capitolo burtoniano “Batman returns” che diventa in questo fresco e appassionante reboot “Batman Begins”, ovvero un nuovo inizio non solo per una nuova trasposizione autoriale del cavaliere oscuro, ma anche per il filone cinecomic che nei primi anni 2000 vide il suo massimo splendore cinematografico con la trinità Raimi-Singer-Nolan.
Un periodo che ormai non ritornerà più e che si fa sempre più lontano, ed è per questo che mi sento di premiare lo sforzo artistico di queste produzioni milionarie che sono riuscite a coniugare l’intrattenimento puro con una vena autoriale personale e mai banale.
Voto 9-
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta