Regia di Valerio Jalongo vedi scheda film
Tony Zanchi (Franek), detenuto da tre anni, ottiene il permesso di lavorare di giorno in un caseificio. Ma i proprietari, i cugini Alfonso (Peluso) e Bianca (Finocchiaro) sono in mano agli strozzini, e siccome Tony si è innamorato di Bianca, si mette in mezzo. Troppo preoccupato di calcare la mano con bravate di regia (ralenty, salti di montaggio, musica a profusione), il regista perde l’occasione di guardarsi davvero intorno, di far parlare i luoghi e le storie. E dire che quel set, perso nell’agro campano, tra le bufale, suggeriva molto da punto di vista visivo. E invece i nostri registi paiono ciechi (difetti non dissimili presentava un film più furbo e antipatico, Certi bambini). Ne viene fuori un melodramma rozzo e scontato, in cui si sa già subito dove si andrà a parare, tutte le maschere sono fasulle e la sceneggiatura si inceppa (inutile la sotto-storia con Stefano Cassetti). Discreta prestazione degli attori, talvolta un po’ sopra le righe. Al solito, spicca la potentissima Donatella Finocchiaro.
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