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Sulla mia pelle

Regia di Valerio Jalongo vedi scheda film

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La recensione su Sulla mia pelle

di barabbovich
6 stelle

Opera seconda, invisibile o quasi, di Valerio Jalongo, romano classe 1960, regista impegnato che dopo aver firmato un episodio nel collettaneo Juke box, si era fatto notare con il discreto Messaggi quasi segreti - Spaghetti slow. Come nella sua opera precedente, anche in questa si trova il tema della dialettica tra autorità e voglia di libertà. Se nel film del 1998 i due poli erano rappresentati da un padre e un figlio, in Sulla mia pelle il nucleo è dato dall'istituzione carceraria. È da qui che Tony (Franek), istituzionalizzato presso una casa circondariale campana, prende a morsi la pochissima libertà che gli viene concessa grazie a un lavoro presso un caseificio locale. Qui l'uomo scopre che il suo datore di lavoro (Peluso) ha diverse grane con la camorra. Un po' per amore (verso la sorella del suo capo, interpretata da Donatella Finocchiaro), un po' per un insopprimibile bisogno di giustizia, decide allora di sacrificare la propria libertà per ridare ai suoi "padroni" una vita più serena.
Costellato da buone intenzioni, il film scritto e diretto da Jalongo rimane in parte irrisolto: un po' per qualche deviazione narrativa non strettamente necessaria (i due compagni di cella del protagonista); e un po' perché lascia l'impressione di un film a teorema, con qualche cliché di troppo, a cominciare dal secondino di buon cuore e dalla tresca tra "il bruto" e la bella.   

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