Regia di Luciano Melchionna vedi scheda film
Giovani senza sguardi davanti, che vivono solo il presente, schiacciati da un mondo che non li vuole e a cui non si danno: per sfida, orgoglio, oppure senza motivo. Lo sfondo di Gas, esordio nel cinema del regista e autore teatrale Luciano Melchionna (e Gas è l’omonima sua pièce all’origine) è balordo e borderline, abitato di periferie impossibili e pachidermiche aree dismesse che, da centri nevralgici dell’epoca industriale, si sono trasformate in luoghi di morte e degrado, disfacimento e rottura. Tra Rumori di fondo e Arancia meccanica, la discesa all’inferno ha una sua vitalità disperata, un suo ritmo urlato, una sua vocazione a perdere. Merito di un copione dirompente, di una regia ferma e volenterosa di uscire dal ghetto del palcoscenico da cui proviene, e di un cast di giovani e incazzosi commedianti, tra i quali spiccano Lorenzo Balducci e la sorprendente Moran Atias. Tra gli sfizi e le provocazioni di Melchionna, anche una dedica finale alla sua “splendida famiglia” e la scelta, coraggiosa e vincente, di una spiazzante Loretta Goggi. Camei anonimi di Paolo Villaggio e Pino Quartullo.
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