Regia di Alexandre Aja vedi scheda film
Prima cosa, Luc Besson, strombazzato dalla promozione italiana, è tra i co-produttori, non accreditato, però la sua cifra stilistica è inesistente. Seconda cosa: Alta tensione è tra i migliori thriller-horror degli ultimi anni. Se non fosse per una soluzione finale irritante, che apre squarci inediti ma del tutto inutili e perfino vigliacchi, sarebbe perfetto. Alexandre Aja, che esordì tempo fa con un fantapocalittico niente male (Furia), prova di essere serissimo, coscienzioso e abilissimo. Non si fascia la testa con genuflessioni cinefile da studentello (come accade al pessimo Pascal Laugier di Saint Ange, per esempio), e gira secco e crudo una vicenda semplicissima, di pochi elementi: un maniaco assassino, una famiglia sterminata in una casa di campagna, una ragazza in fuga. Pochissime parole, tensione – appunto - alta, messinscena in scope matematica ma sobria, e per questo ancora più efficace. Aja si è visto tutto l’horror che conta, ma non c’è puzza di compitino, né di esame, né di cattedra. Gioca d’astuzia, è in grado di sorprendere, e sa affondare il coltello nella carne, nei sensi, nelle paure e perfino nell’erotismo. Poi ci va giù pesante col gore, curato in maniera egregia dal redivivo Giannetto De Rossi: attenzione all’uso incredibile di un mobile da soggiorno. Un vero film di genere, coi cosiddetti. Averne. P.M.B.
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