Regia di Lucio Fulci vedi scheda film
Edgar Allan Poe,regolarmente saccheggiato al cinema, non sempre ha trovato adeguatamente traduzioni all'altezza,a volte,nonostante le buone intenzioni: del racconto "Il gatto nero" hanno dato versione filmica sia Lucio Fulci,nel 1981, che Dario Argento,nel 1989.Se nella visione di Argento,che era uno dei due segmenti che formavano,insieme all'episodio di George A.Romero,di scena era un fotografo necrofilo,che viene tradito dal miagolio della bestiola del titolo,in una traduzione piuttosto libera dello scritto di Poe, anche qua non si è lesinato,con uno strano psicologo che registra voci dall'Aldilà,una serie di strani incidenti che capitano quando il felino è nei pressi, una fotografa troppo curiosa,e un'escalation di morti come si suole nei film di Fulci,anche se in maniera molto meno truculenta che al solito. Il problema è che qui non funziona quasi niente:la storia va avanti a strattoni, la regia è svogliata, ci sono voragini in sceneggiatura impressionanti (a chi appartengono le voci registrate dal professore? sì,il gatto è probabilmente qualcuno reincarnato,ma rimane tutto da dedurre;inoltre, il gatto graffia come una pantera,ma miracolosamente dopo poco tempo,i segni spariscono...) e i personaggi sono a spessore molto scarso. Patrick Magee presta la sua maschera torva ad un malvagio che più di così non poteva rendere,onestamente,considerato come gli hanno scritto il ruolo,Mimsy Farmer è meno funzionale che in altri due classici della paura italica come "Quattro mosche di velluto grigio" e "Il profumo della signora in nero". Troppo banale per essere riscoperto anche dai fulciani più accesi.
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