Regia di Akira Kurosawa vedi scheda film
Il tema, sempre di attualità anche in Italia, e tanto più oggi, è l’abuso scandalistico della libertà di stampa, ma la vicenda è soprattutto quella del debole avvocato ubriacone che accetta di farsi corrompere, pur vergognandosene, e alla fine si riscatta; la debolezza dell’uomo che inventa imbrogli e la figlia malata a letto da anni e pur sempre sorridente con tutti sono ripresi qualche anno dopo da Fellini in Il bidone, in cui la figura della figlia è sdoppiata, in parte nella figlia che lui vorrebbe aiutare a proseguire gli studi, ma soprattutto in una malata, vittima del suo ultimo bidone.
Il pittore Aoye (Mifune) e la cantante Saijo si incontrano per caso in vacanza, ma poi vengono fotografati senza saperlo mentre parlano; la foto viene pubblicata da una rivista scandalistica che ci ricama sopra una storia piccante (per l’epoca). Nello studio di Aoye si presenta come per caso l’avvocato Hiruta (Shimura) che lo persuade a far causa al giornale e a prenderlo come suo avvocato, ma poi cerca i responsabili della rivista, fa capire loro di poter vincere la causa e… se ne fa corrompere. Intanto Aoye conosce anche la figlia ammalata di Hiruta, la va a trovare spesso, le fa regali. Il padre si beve, si vergogna del suo comportamento ma continua così; la figlia ha intuito che il padre sta imbrogliando Aoye, e la causa sembra ormai persa, ma Aoye conforta la ragazza assicurandole che lui è convinto che il padre cambierà. La figlia muore ripetendo come ultime prole al padre che il suo cliente vincerà, e infatti alla fine lui darà la prova di essere stato corrotto ma così vincerà la causa. Aoye conclude di aver visto nascere una stella.
Il film ha un fine educativo, come molti di quel periodo di dopoguerra in cui la miseria e il disorientamento seguito alla sconfitta aveva provocato diffuso sbandamento morale e molti registi si sono impegnati a rivalutare la solidarietà, la comprensione e il rispetto reciproco (penso in particolare a Ozu, per altro di solito molto diverso das Kurosawa). Qui sono chiaramente riprovevoli tutti quelli della rivista, ma solo loro: perfino il grande avvocato loro difensore si comporta correttamente; aoye poi è un modello di generosità e di correttezza sotto tutti gli aspetti; Hiruta è un debole e si comporta molto male, ma tanto più esemplare diventa la sua conversione finale…
Tuttavia il film non risente negtivamente di questo moralismo di fondo, che non pesa. La vicenda semmai cede un po’ al patetismo, ma i due attori principali sono molto bravi e la malata è dolcissima.
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