Regia di Richard Loncraine vedi scheda film
A volte non basta. Non basta un regista, Richard Loncraine, che nel passato ha mostrato una verve ironica nella commedia (Le due facce del male, Rapina al computer, entrambi degli anni ’80); non bastano un cast di professionisti simpatici, sceneggiatori esperti e i due produttori britannici più dinamici degli ultimi anni (Tim Bevan ed Eric Fellner con la loro Working Title); e soprattutto non basta l’ambientazione inglese alla moda, molta Wimbledon e un po’ di Londra, l’intreccio sentimentale sperimentato tra la “star” americana e il perdente inglese, la patina turistica, il tocco di cinismo. Wimbledon, storia d’amore e di tennis tra Kirsten Dunst e Paul Bettany, non è Bridget Jones, né Notting Hill, né About a Boy, né tanto meno Quattro matrimoni e un funerale che, nel 1994, decretò il successo della Working Title. Non solo non riserva sorprese, ma non ha nemmeno tensione, vitalità, autoironia, quella rincorsa spigliata verso un happy ending che può anche essere scontato, ma che i narratori dovrebbero almeno un po’ sudarsi. Forse, risente della mancanza nel team dello sceneggiatore Richard Curtis e della sua penna incisiva e malevola, o forse è il modello che (blairianamente) comincia ad accusare una certa stanchezza.
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