La recensione su Il magnifico texano

Spaghetti western di quarta fascia diretto dal mestierante di lungo corso Luigi Capuano. Vero e proprio specialista degli adattamenti da Emilio Salgari e dello zorro movie, il regista campano debutta (a fine carriera) nel western con un prodotto ibrido, non troppo divergente dalle pellicole di sua predilezione. Non a caso, Capuano scrive il copione, insieme al suo fidato Arpad De Riso (sceneggiatore di punta di Guido Malatesta), introducendo un nuovo eroe mascherato: El Desesperado. A incarnare il sovversivo personaggio, c'è l'ennesimo soggetto dalla doppia personalità. Interessante la caratterizzazione che lo vede nella vita di tutti giorni vestire i panni eleganti dello stilista di moda (!?) nonché organizzatore di défilé in cui fa sfilare le modelle per vendere i vestiti da lui stesso disegnati ai ricchi del posto. Una copertura che cela la vera natura di giustiziere (o forse sarebbe meglio dire "vendicatore", visto che ha dei motivi personali) che entra in azione con un poncio verde e marrone e un foulard nero che gli scende dal naso verso il mento. Al posto della spada, ovviamente, El Desesperado sfila la pistola. A interpretarlo c'è il leccatissimo attore olandese Glenn Saxson (look alla Elvis Presley), appena reduce dal successo di Kriminal (1966) di Umberto Lenzi e già visto nel western in occasione del discreto Django Spara per Primo (1966) di Alberto De Martino. Capuano si trova quasi costretto a mascherarlo, anche perché Saxson ha paura dei cavalli e non vuole cavalcare, rendendo necessario il ricorso agli stuntman.

A differenza degli zorro movie però l'eroe si rivela troppo presto e questo determina un calo di interesse nella storia che propone comunque una valida riflessione sul tema legato alla dicotomia tra giustizia e giustizialismo. Il copione non è originale, pur avendo il merito di anticipare western di rilievo quali Joe Kidd (1972) di John Sturges. El Desesperado infatti, dopo le prime mattanze, non intende sottrarsi alla legge e cede al ricatto organizzato dal giudice corrotto del posto, che ha fatto imprigionare i peone del posto (tutti schierati dalla parte del fuorilegge) minacciando di impiccarli se il “nostro” non si consegnerà nelle sue mani. Alla stessa maniera del Luis Chama di Sturges, El Desesperado, dopo aver debellato la banda del giudice che ha predisposto una squadra di ricerca ingaggiando criminali e scavalcando l'autorità dello sceriffo (cui da corpo il solito Induni Radici, qua con un ruolo molto più ampio dei soliti), non si sottrarrà al processo, consegnandosi nelle mani dello scriffo e trovando la comprensione del nuovo giudice.

Piace poco l'epilogo che propone, addirittura, l'entrata in campo della cavalleria militare.

Non pessimo, ma comunque destinato ai soli completisti dal momento che non aggiunge niente di nuovo né sul versante del copione, né per quanto concerne le messa in scena (alquanto povera). Forse un po' troppo lento in alcuni punti, Il Magnifico Texano è comunque diretto e interpretato sufficientemente.

Nel cast artistico, a inizio film, si riconosce un giovanissimo Riccardo Pizzuti (non accreditato), che mette in mostra le doti acrobatiche tradendo la provenienza dal mondo dei “cascatori”. Ruolo da canaglie poi per Massimo Serato (celato sotto l'improbabile pseudonimo John Barracuda), Giorgio Cerioni (il biondino sciupafemmine) e lo spagnolo Beni Deus (il giudice).

Il titolo del film è un chiaro omaggio a quel Il Magnifico Straniero che sarebbe dovuto essere il titolo scelto per il film di Leone poi stato intitolato Per un Pugno di Dollari.