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Il silenzio dell'allodola

Regia di David Ballerini vedi scheda film

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La recensione su Il silenzio dell'allodola

di FilmTv Rivista
stelle

Dopo 66 lunghissimi giorni di sciopero della fame, il 5 maggio 1981 Bobby Sands, ventisettenne giovane di Belfast, muore in carcere. David Ballerini sceglie la sua incredibile storia per esordire nel lungometraggio. Una storia crudele, liberamente rielaborata, ma che mantiene inalterati nella sostanza i fatti e le angherie, i soprusi e gli accadimenti maturati nella prigione dove Sands fu rinchiuso ingiustamente per crimini che non aveva commesso. Meglio: fu arrestato in quanto tra i punti di riferimento dell’annosa questione irlandese e abbattuto dai seguaci di Sua Maestà Britannica senza tanti scrupoli. La nobiltà del tema scelto, tuttavia, cozza con una scelta stilistica che non ha fiducia in se stessa. La prova? L’uso smodato e ingombrante di una colonna sonora che setaccia il repertorio dei cori classici inserendoli in ogni pertugio del film. Un peccato. Perché sia l’intensa intepretazione di Ivan Franek, sia la scenografia – quasi completamente in interni - da teatro brechtiano, non abbisognavano di sottolineature. Né tantomeno di rimandi metaforici all’allodola che non dovrebbe mai rimanere chiusa in una gabbia. La forza dell’esperienza estrema di Sands bastava per sbattere sullo schermo una potenzialità d’immagini che, invece, si autodisintegrano a ciascun incipit di nota.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 25 del 2005

Autore: Aldo Fittante

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