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Il silenzio dell'allodola

Regia di David Ballerini vedi scheda film

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La recensione su Il silenzio dell'allodola

di barabbovich
4 stelle

Libero riadattamento dell'assurda vicenda di Bobby Sands, scrittore nordirlandese attivista dell'IRA, morto in carcere appena 27enne nel 1981 dopo uno sciopero della fame durato 66 giorni. Girato interamente all'interno dell'istituzione penitenziaria, il film manca di qualsiasi riferimento alla realtà storica di quel periodo che non sia quello di qualche prima pagina dei giornali dalla quale si evince la forza dei movimenti di protesta di Belfast nei confronti della corona d'Inghilterra. L'opera di David Ballerini finisce così col sembrare un qualsiasi film di ambientazione carceraria, una sorta di esperimento di Zimbardo che, pur lasciando la violenza sempre fuori dal campo visivo, racconta ostinatamente il sadismo dei laidi superiori (con qualche caduta di stile sui rapporti omosessuali ai vertici, tanto pruriginosi quanto gratuiti) in una sorta di edizione in minore di quel bel film sugli anni terribili del franchismo che è Salvador - 26 anni contro. Pur avendo dalla sua una fotografia (di Lorenzo Adorisio) impeccabile capace di inquadrature assai originali e un eccellente lavoro sul sonoro, il regista firma un'opera fredda, cerebrale, che - nonostante gli encomiabili intenti di denuncia - sembra cercare una cifra autoriale ed estetizzante a tutti i costi, con la colonna sonora che gioca una parte determinante. Dimentica così di assortire un cast adeguato, con Franek che, pur bravo nella sua mutevolezza, è somaticamente lontanissimo dal vero Bobby Sands, e un gruppo di comprimari che anziché trovarsi a Belfast sembra muoversi tra la Madonnina e Piazza San Marco.   

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