Regia di Renato De Maria vedi scheda film
Nina, una donna di 35 anni, sposata da 15, viene improvvisamente lasciata dal marito, l’unico uomo da sempre, dopo una lunga notte di laceranti discussioni e silenzi colmi di verità nascoste. Elaborato il lutto, riapre gli occhi e comincia a riscoprire se stessa e, soprattutto, la sua sessualità sepolta. Vagabondando per la riviera romagnola, chiede col suo corpo, i suoi occhi, le sue provocazioni una cosa sola: di essere amata. Il ritorno al grande schermo di Isabella Ferrari non poteva che essere guidato dal compagno di vita Renato De Maria. Il quale più che un film, costruisce intorno alla donna un documentario amoroso e premuroso, puntando tutto sul fascino e lo sguardo di un personaggio rischioso. Come spesso accade in questi casi, i sentimenti privati prevalgono sulla distanza della rielaborazione artistica e il ridicolo non viene evitato. De Maria è investito da una sorta di onnipotenza (non a caso si ritaglia il cameo dell’uomo che controlla i monitor del grande magazzino dove lavora Nina), proprio perché sospinto da altro. Non è aiutato da una sceneggiatura (dove peraltro è complice), che è zeppa di felici intuizioni non sviluppate; e da dialoghi che fanno involontariamente sorridere. Isabella si dà, si mette a nudo in entrambi i sensi, ma è vittima del copione e delle parole. Se fosse stato muto, il film avrebbe avuto un suo perché. Poco e male sfruttati gli altri attori.
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