Regia di Alfonso Brescia vedi scheda film
Un mercenario e un fotografo si intrufolano nella guerriglia di un paesino sudamericano; catturati dai ribelli, aderiscono presto alle loro ragioni e decidono di contribuire alla lotta contro il dittatore locale.
Sparatorie, inseguimenti ed esplosioni nella giungla; tratta degli schiavi, narcotraffico, i soliti eroi buoni contro un cattivo che più stereotipato non si potrebbe: un dittatorello sudamericano. In sostanza Fuoco incrociato non inventa nulla – e ci mancherebbe altro, tanto non gli si può chiedere – ma non fa nemmeno granché per innalzarsi sopra la media dei coevi prodottini simili, né tanto meno per differenziarsene. Scritto da Donald (cioè Gaetano) Russo, il film consta di un'ora e mezza di avventure guerresche in ambientazione esotico-tropicale; i classici personaggi tagliati con l'accetta prendono a cuore una missione all'apparenza impossibile e sconfiggono il cattivo di turno, naturalmente non senza penare un bel po'. Tutto qui. Il ritmo è senz'altro alto, l'azione diretta più che dignitosamente e tutto questo anche perché dietro la macchina da presa c'è il veterano Alfonso Brescia, un quarto di secolo di carriera registica alle spalle; quanto al cast artistico i nomi principali sul cartellone sono quelli di Peter Hintz, Richard Randall, Brigitte Porsh (o Porsche? Nome curioso, ma questa pare sia la sua unica apparizione su pellicola), Nelson De La Rosa, Ana Silvia Grullon e soprattutto, nei panni dell'antagonista, Maurice Poli. Altro classico del genere di quegli anni: l'ambientazione sudamericana della storia è in realtà resa da riprese effettuate nelle Filippine. 2,5/10.
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