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Penombra

Regia di Bruno Gaburro vedi scheda film

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La recensione su Penombra

di mm40
2 stelle

Dopo Malombra (e Maladonna), Penombra: Gaburro dimostra di procedere nella sua carriera per assonanze, scegliendo di volta in volta di fare un film dal titolo somigliante a quello del lavoro precedente, ma in sostanza realizzando sempre lo stesso softcore mediocremente patinato, messo in scena approssimativamente, mal recitato e soprattutto scritto con la fretta di un porno a tutto tondo. Perchè, se c'è una cosa che colpisce di questo film (e degli altri licenziati da Gaburro in quegli anni, come i due sopra citati), è la leggerezza con cui da una situazione apparentemente normalissima (un dialogo, un incontro fra due personaggi) si passa immediatamente alla scena di nudo in camera da letto. Gli accoppiamenti, oltre che gratuiti, sono sufficientemente dettagliati per li pubblico di onanisti cui l'opera si rivolge; accanto alla protagonista Paola Senatore, le cui grazie erano già state abbondantemente sfruttate dal regista nei suoi precedenti lungometraggi, c'è la giovanissima e pressochè esordiente Carmen Di Pietro, che frequenterà a lungo il genere softcore, diventando però celebre per i soliti, noiosi motivi di gossip. Visto che siamo a un passo dal porno, la fotografia non poteva che essere affidata a Pasqualino Fanetti, esperto del genere. Difficile a spiegarsi la scelta del regista di girare sotto pseudonimo (Alex Romano), facilissimo invece prevedere il nome del soggettista e sceneggiatore: Piero Regnoli, habituè del cinema di serie Z. 1,5/10.

Sulla trama

Scambio di coppia altoborghese: lui, lei, l'amante di lei e la gemella di lei. Ma la passione infervora gli animi e la tragedia incombe.

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