Regia di Luca Mazzieri vedi scheda film
A pochi giorni dal crollo nazista, un pugno di contadini della bassa emiliana viene fatto prigionierio da alcuni soldati tedeschi in evidente stato di sbandamento. Tra interrogatori, colpi d’arma da fuoco, fosse scavate in attesa di corpi straziati e sonate di violino effettuate da Simone, il maestro del paesino ebreo messo sotto torchio dall’ufficiale germanico, si consumano più o meno metaforicamente gli ultimi giorni di Hitler, gli ultimi bagliori di un crepuscolo che il regista Luca Mazzieri (per la prima volta lontano dal fratello gemello col quale aveva realizzato i precedenti lavori) cerca di srotolare attraverso una messa in scena di chiaro impianto teatrale (e infatti il cuore dell’azione del film è proprio il Teatro di Verdi, quello di Busseto). Ambizioni alte che si scontrano con risultati modesti. La messa in scena - lo sguardo di un Mazzieri non è mai banale - non riesce a reggere il disastro di una recitazione davvero modesta, le continue incertezze sulle scelte, il ritmo sfasato che costringe il film a procedere a strappi. Come un frammento di Novecento bertolucciano schizzato su carta da disegno. Ma un disegno venuto male.
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