Regia di Daniele Costantini vedi scheda film
Per chi si aspetta un film pieno di sparatorie ed azioni della Banda della Magliana resterà un po deluso, anche se qualche scena del genere c'è. Il film non è altro che un interrogatorio nell' ufficio del giudice (Leo Gullotta, che tra l'altro si vede solo verso la fine del film) anche se abbastanza interessante. Fatti e personaggi sono abbastanza esatti, anche se i nomi sono stati cambiati in molti dei personaggi, si riconoscono tranquillamente, almeno per chi conosce già la storia nella vita reale. Non sarà molto comprensibile a chi non è di Roma, datosi che il film è girato in dialetto romano o meglio della malavita romana, infarcito di parolacce ed estremizzato da risultare in qualche punto un po patetico (almeno per me che conosco tale linguaggio, i fatti nella realtà e sono romano). E' comunque un film da vedere, magari come approfondimento a "ROMANZO CRIMINALE" di M. Placido dove i personaggi anche se veri usano soprannomi di fantasia (Er freddo, er nero, Libano, Dandy ecc.) ed i fatti sono abbastanza mischiati; voglio dire che fatti e luoghi di certi accadimenti sono attribuiti ai personaggi sbagliati. Ma ok è un' altro film.
All' Interno (vero) del carcere romano di Rebibbia uno dei capi della banda (anche se capi veri e propri non ce n'erano. Solo persone con più o meno carisma nei confronti degli altri componenti) comincia a parlare e raccontare al giudice fatti e persone, non tanto per avere benefici di legge quanto per la delusione di essere stato dimenticato negli anni che visse in Sudamerica e per vendicare il fratello ucciso a coltellate da componenti della banda. Qui inizia a chiamare in causa persone vive e defunte che entreranno nell' ufficio del giudice presentandosi con nome, cognome, data e luogo di nascita (e per molti data di morte, visto che all'epoca in cui fa riferimento questo interrogatorio o deposizione spontanea che si possa chiamare, molti dei componenti della banda erano stati ammazzati dai loro stessi complici) e da quì ognuno da la sua versione dei fatti per avallare o negare quanto dichiarato dal loro compagno alla procura di Roma, chi ha fatto quella rapina o commesso quell' omicidio e perchè.
Cambierei proprio il linguaggio usato, non tanto perchè pieno di parolacce che ci potrebbero anche stare visto che non si parla proprio di angioletti, bensì il dialetto romano stretto, non comprensibile (credo) a chi vive nel nord o nel sud Italia.
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