La nascita, lo splendore e la decadenza della Banda della Magliana, che dal 1975 al 1991 imperversò a Roma. La confessione del pentito Luciano Amodio chiama in causa i suoi ex-compagni: ognuno ha una sua verità da raccontare...
Note
Nonostante qualche pesantezza quello di Costantini è un film interessante, soprattutto dal punto di vista del linguaggio. I personaggi parlano un romanesco esagerato e iperrealista. Una sorta di "argot" come quello che Le Breton e Simonin si inventarono per il milieu criminale francese degli anni '50. Un superamento della lingua "di vita e di strada" di pasoliniana memoria. Tra gli attori, anche alcuni detenuti di Rebibbia.
“Ce scusi, signor giudice, ma si uno nasce animale, è difficile che diventa l'arcangelo Gabriele...”.
[Francesco Pannofino]
“E insomma, signor giudice... all'inizio ce stavano i bar e le bische della Magliana, del Tufello, de Trastevere, dell'Alberone, del Trullo, de Testaccio: sarà stato er '74-'75... Era tutto differente a quel tempo...”.
Roma. Una stanza in… leggi tutto
I sedici anni (1975-1991) fra i peggiori della storia d’Italia, quelli migliori per la banda della Magliana, che controllò per tutto il lasso di tempo il traffico di stupefacenti, i sequestri di persona, le scommesse sportive e, in generale, tutte le attività della città di Roma. Questi, I fatti della banda della Magliana, raccontati dal regista, Daniele Costantini.
L’intreccio con il… leggi tutto
In un grande stanzone spoglio un malavitoso (Pannolino) inizia la sua confessione dopo una lunga latitanza, davanti al giudice (Gullotta). A ruota, intervallati da brevissimi quanto rari stacchi con scene girate in esterni, seguono le confessioni dei suoi compagni di banda, vivi e morti, tutti riuniti nello stesso stanzone. La banda di cui si parla è quella della Magliana: Daniele… leggi tutto
In un grande stanzone spoglio un malavitoso (Pannolino) inizia la sua confessione dopo una lunga latitanza, davanti al giudice (Gullotta). A ruota, intervallati da brevissimi quanto rari stacchi con scene girate in esterni, seguono le confessioni dei suoi compagni di banda, vivi e morti, tutti riuniti nello stesso stanzone. La banda di cui si parla è quella della Magliana: Daniele…
“Ce scusi, signor giudice, ma si uno nasce animale, è difficile che diventa l'arcangelo Gabriele...”.
[Francesco Pannofino]
“E insomma, signor giudice... all'inizio ce stavano i bar e le bische della Magliana, del Tufello, de Trastevere, dell'Alberone, del Trullo, de Testaccio: sarà stato er '74-'75... Era tutto differente a quel tempo...”.
Roma. Una stanza in…
qui al Nord mi pare di capire che,quelli della Magliana si sono fatti conoscere come nomea,da una ventina d'anni (anche se probabilmente l'apice l'hanno "raccolto" con il connubio Emanuela Orlandi-Renatino de Pedis) cmq non viene cancellato tutto quello che di assurdo hanno combinato negli anni '70 e il film rende abbastanza l'idea di quello che hanno combinato.voto.6.
Un film strutturato come una piece teatrale con personaggi che si rivolgono alla macchina da presa che passano quasi tutto il film ad insultarsi in maniera pesante in un romanesco che piu'coatto non si puo'.A parte questa originalita'di linguaggio registico la regia in toto latita e agli attori,tra cui anche non professionisti, viene lasciata un po'troppa corda e si arriva a scene a minimo tasso…
Per chi si aspetta un film pieno di sparatorie ed azioni della Banda della Magliana resterà un po deluso, anche se qualche scena del genere c'è. Il film non è altro che un interrogatorio nell' ufficio del giudice (Leo Gullotta, che tra l'altro si vede solo verso la fine del film) anche se abbastanza interessante. Fatti e personaggi sono abbastanza esatti, anche se i nomi sono stati cambiati…
Prendete varie sottomarche di chinotto e travasatele in una bottiglia di ferrarelle vuota e senza etichetta, fatela bere ad un metal meccanico peloso in mutande mentre scureggia, rutta e si masturba davanti al calendrario della Ferilli di 6 anni fa, il tutto a Tor Bella Monaca mentre cinque motorini gli girano intorno sputando e gridando bestemmie e “mortacci tua”… fatto? Beh, facendo…
È evidente l'impianto teatrale di questo film tratto da una pièce del regista e girato quasi per intero all'interno del carcere di Rebibbia con un cast composto in parte da professionisti (del cinema, specifichiamo) e in parte da veri detenuti. Rispetto al contemporaneo "Romanzo criminale", il film di Costantini è più aderente alla cronaca giudiziaria di cui si rese…
La trovata è quella del linguaggio, poi questo regista di cinema non ci capisce niente: ha fatto un opera teatrale al cinema, niente di più tedioso.
C'era anche l'idea di sceneggiatura di far parlare i morti in una ipotetica e fantasiosa, ma stimolante riunione post...storia, davanti ad un giudice che forse siamo noi ( a parte la "Sorpresa" finale di Gullotta), ma le inquadrature sono…
Tra libri e film (quello di Placido Romanzo criminale avrà anche una versione lunga per la Tv) spopola la Banda della Magliana. Costantini sceglie una strada originale per raccontare le gesta dei più feroci gangster romani. Quelli vivi e quelli morti si ritrovano davanti a un giudice, nel salone di un carcere, e raccontano la loro storia guardando in macchina. L’errore sta nell’utilizzare…
I sedici anni (1975-1991) fra i peggiori della storia d’Italia, quelli migliori per la banda della Magliana, che controllò per tutto il lasso di tempo il traffico di stupefacenti, i sequestri di persona, le scommesse sportive e, in generale, tutte le attività della città di Roma. Questi, I fatti della banda della Magliana, raccontati dal regista, Daniele Costantini.
L’intreccio con il…
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