Regia di Gionata Zarantonello vedi scheda film
Ogni tanto accade che qualche cineasta italiano osi andare in territori poco frequentati. Qui, addirittura, siamo nella metafisica del porno, con un’inquadratura fissa di un’ottantina di minuti concentrata sul pene di Ciccio, bloccato a letto per una ventina di giorni causa frattura del bacino. Per combattere la noia, l’uomo comincia a telefonare, a giochicchiare col proprio membro, a chiamare a raccolta fanciulle varie, a scherzare col fuoco e la cioccolata, la cera e un paio di occhiali da sole, una chiave inglese e l’ineludibile fellatio. Fino all’inevitabile epilogo a base di “champagne”. Zarantonello la sa lunga quanto a provocazione e talento: dimostra di conoscere il mestiere e di flirtare goliardicamente con l’ironia. Il suo intento è chiaro: attraverso un punto di vista quanto mai bizzarro, abbassa la cinepresa poco sopra l’altezza Ozu per stigmatizzare sogghignando la fallocentricità del mondo. Divertente, persino venato da una deviazione gialla, la sfida scorre sui binari dei sensi con goduto e compiaciuto piacere. Medaglia al valore per il “protagonista”, il pornoattore Franco Trentalance, che s(offre) con stoica generosità.
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