Regia di Gabriele Salvatores vedi scheda film
Giorgia Cantini vive a Bologna e lavora per la società di investigazioni fondata dal padre, ex-carabiniere, conosciuto con il soprannome di "capitano". Un giorno, riceve da un amico di famiglia una serie di videocassette, all'interno delle quali sono registrati frammenti degli ultimi mesi di vita della sorella Ada, morta suicida tre lustri prima, a Roma, ove si era trasferita con l'intenzione di lavorare come attrice. La visione stimola la donna nella ricerca di verità a lungo nascoste. E' stato veramente un suicidio ? Altre persone erano coinvolte ? Per quali motivazioni ? Inizia, dunque, una dolorosa indagine, incontrando testimoni dell'epoca e riaprendo ferite in realtà mai rimarginate. Film drammatico con elementi noir, "Quo Vadis, Baby" è diretto da Gabriele Salvatores ed ambientato tra Bologna e Roma; le atmosfere cupe sono l'immagine specchiata dei temi trattati nel racconto. La storia della famiglia Cantini è un dramma, dapprima intuibile, successivamente lasciato comprendere nei dettagli. Il "capitano" è un padre-padrone; su di lui aleggiano sospetti di maltrattamenti in famiglia, e di aver causato la morte della moglie e mamma delle due sorelle. Ada, più intraprendente di Giorgia, non ha mai superato il trauma; attratta dal mondo del cinema si è recata a Roma, ove in tanti mesi di vita non facile le sue speranze sono state sferzate e spezzate. Il suo rapporto con il fidanzato Giulio, che immaginiamo all'epoca essere molto diverso da lei, è entrato in crisi; il suo posto è stato preso da un tale che nelle riprese Ada chiama "A", appassionato di cinema con velleità di regista, sognatore, uomo godereccio. Caduta nella rete della droga, la giovane donna è trovata impiccata a seguito di un litigio con "A". Inevitabilmente segnati dalle perdite, i due superstiti della famiglia non hanno un buon rapporto. Il "capitano" rifiuta di parlare del passato e si rifugia nell'effimera consolazione offerta dall'acool, al quale non è insensibile neppure Giorgia. Insoddisfatta di sè stessa e del proprio lavoro - è consapevole, portando alla luce tradimenti coniugali, di aggiungere dolore al dolore - condivide il tempo libero quasi esclusivamente con un felino ed ha, tra i pochi amici, Lucio - esuberante e più giovane collega - Bruni - un commissario di polizia non indifferente a quanto di femminile è visibile dietro la dura scorza della donna - e un ristoratore ambulante che staziona con il suo furgone-paninoteca in una periferia cittadina. La ricerca che ella intraprende trova ostacoli nel padre ed in Giulio; è, però, sostenuta dal poliziotto e da Anna, stretta amica di Ada durante il periodo trascorso nella capitale. Nella vicenda s'inserisce anche un professore di cinema il quale s'infatua di Giorgia; è presto chiaro che l'uomo, amante della settima arte e della bella vita, è quell'"A" che visse con Ada ed è in grado di riferire circa la sua morte. Giorgia affronta con veemenza prima "A" e di seguito il padre, anch'egli coinvolto nella vicenda. Il sospetto che uno dei due possa aver assassinato la ragazza, tuttavia, non trova conferma. La verità sembra sfuggire a Giorgia, la quale, paga o meno di quanto scoperto, si prepara a lasciare alle spalle il tragico passato, probabilmente alla ricerca più di sè stessa che di altro. I fatti, tuttavia, sono resi chiari agli spettatori; gli uomini di Ada sono indirettamente responsabili della sua morte. Giulio, con ogni evidenza, non era in grado di comprenderla e condividere con lei alcunchè; "A" l'ha condotta su una strada di perdizione a fini edonistici, probabilmente sfruttando l'idealizzazione che la giovane ha fatto della sua immagine di cineasta; il "capitano" ha cercato di domarne con la prepotenza cui era abituato lo spirito ribelle e, non riuscendo, l'ha disprezzata ed umiliata. Tutti e tre l'hanno delusa ed abbandonata; nessuno dei tre ha superato il trauma della successiva morte, mostrando con evidenza sensi di colpa che non potranno mai essere cancellati. Il racconto evoca il mondo del cinema, che la sceneggiatura descrive essere cinico ed esclusivo; a fronte di pochi in grado di affermarsi, non sempre per bravura, i più rimangono indietro, sono costretti a "raccogliere le briciole", sono consumati dalla tensione e corrosi dalle delusioni. Giorgia Cantini è interpretata dall'attrice e musicista Angela Baraldi, la quale trasmette l'immagine di donna disillusa, priva di fiducia, eppure mai doma; l'evoluzione del racconto mostra come la vita può ancora riservarle delle sorprese, positive e negative. Del resto, nessuno, tra i personaggi che la circondano, è particolarmente felice. Il collega Lucio (Elio Germano) soffre per una delusione amorosa; il padre (Luigi Maria Burruano) tenta invano di lenire dolori e rimorsi con l'alcool; il commissario Bruni (Andrea Renzi) è costretto ad una vita frenetica tra le brutture cui inevitabilmente lo mette in contatto il proprio lavoro; Anna (Alessandra D'Elia), altra "sconfitta" nella lotta per emergere nel mondo del cinema, fa di tutto pur di crescere il suo bambino. Lo stesso "A" (Gigio Alberti), idolo degli studenti e delle studentesse, nonostante la propria estetica ricercata, lo sfoggio di cultura e dell'arte del "saper vivere", non riesce a nascondere il lacerante vuoto interiore, la paura della solitudine, i rimorsi. Ada, visibile in video deteriorati o in sequenze oniriche, è interpretata da Claudia Zanella. La narrazione procede a ritmo sostenuto; le ambientazioni sono cittadine e per lo più notturne. La cupezza del presente contrasta con la solarità del passato, che transita sullo schermo in forma dei ricordi di Giorgia; illusioni infantili e speranze adolescenziali sono state spazzate via dagli eventi successivi. La colonna sonora è molto curata e ricca di brani punk-rock e new wave; ben si lega allo stile scelto dal regista napoletano, nel quale abbondano, tra l'altro, dettagli tipici del genere noir; nessuno, tra i personaggi, è innocente, con l'esclusione dei bambini. Pur raccontando di un'indagine, le forze di polizia non sono coinvolte in forma ufficiale. Non ultime, le atmosfere plumbee e le ambientazioni, poco attraenti periferie cittadine, appartamenti scalcinati. Il regista stimola l'immaginazione dello spettatore, consentendogli di far le più svariate ipotesi circa la tragica fine del personaggio di Ada. La verità, tanto cercata, viene infine svelata e di certo intuita dalla protagonista; è molto più "ordinaria" di quanto le complesse premesse lasciano presagire, e forse anch'essa, rivelatasi tale, smette d'essere tanto importante per Giorgia. Ho molto apprezzato questo film, sia per interpretazioni, sia per scelte estetiche, sia per come sono trattati i temi affrontati, della colpa e del rimorso; della ricerca della verità e delle motivazioni alla base di tale istanza.
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