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White Noise

Regia di Geoffrey Sax vedi scheda film

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La recensione su White Noise

di undying
4 stelle

Uno dei pochi film interamente dedicati all'argomento delle EVP (Elecronic Voice Phenomenon), in altri termini un'evoluzione della primordiale "psicofonia" (registrazione di suoni e voci attribuite ai defunti), pseudoscienza nata a metà del XX° secolo.

 

white-noise-2005-geoffrey-sax-poster

 

Jonathan Rivers (Michael Keaton) è un architetto affermato, con una bella e più giovane seconda moglie di nome Anna (Chandra West) e uno splendido figlio. L’uomo vive, all'interno di una lussuosa villa, una seconda giovinezza quasi idilliaca, dopo un recente divorzio. Quando Anna esce di casa per andare a trovare un’amica, per Jonathan inizia un lungo ed interminabile incubo. Le ore passano, in attesa del suo rientro sino a quando, attorno alle 02:30 di notte, l’orologio si "blocca". L’arrivo nottetempo della polizia sarà chiarificatore: Anna è morta in un incidente d’auto mentre, tentando di cambiare una gomma, è precipitata lungo una scogliera ed è affogata in mare. Intanto uno strano signore, tale Price (Ian McNeice), lo avvicina asserendo che la moglie, da morta, si è messa in contatto con lui perché vuole comunicare con il marito. Passano i mesi e, mentre Jonathan ha di nuovo ripreso la sua relazione con la ex-moglie, una serie di strani, inquietanti fenomeni (chiamate dal cellulare di Anna, mentre questo è spento, strani messaggi sulla segreteria telefonica e la radio che pare accendersi e spegnersi autonomamente) lo inducono a recarsi dal misterioso Price. Da lui scopre una terrificante realtà: in seguito alla perdita del figlio di soli dodici anni, l’uomo è “ossessionato” da presenze spettrali che si mettono in contatto con lui tramite EVP (Elecronic Voice Phenomenon). Psicofonie (registrazioni di voce su nastri) e videoplastie (immagini su schermi televisivi) lo convincono che la morte è solo un passaggio ad un’altra forma di vita, occulta e parallela a quella terrena. Ma anche se i messaggi di Anna lasciano intendere che nell’“aldilà” lei sia serena, improvvise manifestazioni di entità diaboliche turbano il fragile equilibrio di Jonathan portandolo sull’orlo della follia. Ormai avvinto dal fenomeno ed aiutato da un’altra cliente di Price, l’uomo si arma di registratori, computer e video e si immerge in un incubo senza fine che raggiunge la sua massima espressione quando comprende che alcune immagini apparse sui suoi schermi “bianchi” si riferiscono a persone ancora in vita, ma in prossimità di imminenti incidenti fatali.

 

Deborah Kara Unger, Michael Keaton

White Noise (2005): Deborah Kara Unger, Michael Keaton

 

White Noise è un film atipico nella categoria, la cui trama, orientata verso temi “esistenziali”, costringe lo spettatore (di un pubblico più ampio e non solo legato all'horror) a porsi eterni interrogativi (tra i quali l'insolvibile domanda: “c’è qualcosa dopo la morte?”) che sopravvivono al progressivo e sempre più veloce sviluppo tecnologico della società umana. Girato prevalentemente a Vancouver e fortificato dalla presenza di interpreti che raramente appaiono in pellicole di questo genere (Michael Keaton), White Noise si sviluppa in maniera intimista e senza troppi colpi di scena per oltre metà tempo, deludendo le attese per via di un finale piuttosto convulso e insignificante. Il regista Geoffrey Sax (di derivazione da produzioni televisive realizzate per conto della BBC) ha comunque un certo talento (sicuramente accentuato da un budget consistente) e lo dimostra riuscendo a rendere con evidenza il contrasto di alcune sequenze solari e “da cartolina”, seguite a breve termine da drammatiche situazioni notturne (sempre finemente illustrate grazie ad un sapiente uso delle luci da parte del direttore della fotografia, Chris Seager), ottenendo l’effetto di amplificare maggiormente la tensione “emotiva” dei vari personaggi. La sceneggiatura, opera di Niall Johnson, tocca argomenti molto sentiti e, invece di concedere spazio ad effetti violenti e/o splatter, si sviluppa puntando a creare una crescente tensione psicologica, approfondendo in particolare il progressivo “straniamento” del protagonista, ormai convinto dell’esistenza di una realtà parallela e occulta. Per rendere maggiormente credibile lo stato d’animo (e d’isolamento) del personaggio, il regista ha ben pensato di alternare campi lunghi (nei quali l'uomo compare in lontananza simile a un minuscolo insetto, mentre sotto al condominio scorre il traffico) a primi piani (sovente di spalla) di Jonathan isolato al computer o al video, avvalendosi, inoltre, di un accentuato contrasto di colori che passano da toni di tipo solare, caldo e rilassante (all’inizio del film) a quelli freddi, tetri e snervanti nel magazzino, illuminato a scatti da luci al neon (soprattutto nella parte finale). Il tema delle EVP è stato poche volte trattato nel genere tanto che White Noise, di fatto, costituisce il primo esempio di film incentrato interamente su tale fenomenologia. Pur se poco spettacolare e non eccessivamente gradito dal pubblico di riferimento (quello dell'horror), White Noise ottiene un ottimo risultato al box office: a fronte di un budget pari a 10.000.000 di dollari, ad oggi produttori e distributori ne hanno incassati ben 91.196.419. Ma la carriera di Geoffrey Sax, eccezionalmente votato in questa unica circostanza a un genere che evidentemente non sente proprio, non ne trarrà beneficio, dato che dopo aver girato due lungometraggi di tutt'altro tipo - Alex Rider: Stormbreaker (2006) e Frankie & Alice (2010) - tornerà a occuparsi unicamente di opere destinate al piccolo schermo.

 

Chandra West

White Noise (2005): Chandra West

 

Critica

 

"Il tema della vita dopo la morte è stato sfruttato innumerevoli volte al cinema: la curiosità o la debolezza dell'animo umano per questo argomento è del tutto naturale. In questo caso il film fa leva su fenomeni paranormali di cui cerca di avvalorare il fondamento scientifico perché per converso diano credibilità a quanto accade sullo schermo. È un procedimento narrativo come un altro. Il difetto di questo film è che non riesce a trasmettere il senso della perdita del protagonista: la moglie muore subito e la partecipazione dello spettatore rimane tiepida. E anche dopo, quando il film prende la svolta horror, non coinvolge più di tanto. Il finale acquista una buona concitazione, ma è troppo tardi per salvare il film, che resta un tentativo complessivamente mancato."

(Rudy Salvagnini) [1]

 

 

NOTA

 

[1] "Dizionario dei film horror" (Corte del Fontego), pag. 782.

 

Deborah Kara Unger

White Noise (2005): Deborah Kara Unger

 

"Mentre una parte di ciò che noi percepiamo viene dagli oggetti che ci stanno dinanzi, attraverso i nostri organi di senso, un'altra parte (ed è possibile sia la parte maggiore) proviene sempre dal nostro cervello."

(William James)

 

Trailer 

 

F.P. 03/07/2023 - Aggiornamento della recensione pubblicata in precedenza su DarkVeins 

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