Regia di Bernhard Wicki vedi scheda film
Dal dramma di Dürrenmatt La visita della vecchia signora (il titolo originale significa appunto La visita). Una miliardaria, divenuta tale grazie al matrimonio, torna nel suo villaggio natio. In apparenza vuole fare solo una festosa rimpatriata, ma dopo un po’ rivela la sua vera intenzione: donerà una somma enorme, purché venga condannato a morte l’uomo che anni prima l’aveva sedotta e lasciata incinta. All’inizio tutti respingono la proposta, inorriditi. Poi iniziano a spuntare dal nulla camion carichi di ogni bene di lusso: ci si può servire liberamente, si paga a credito. Improvvisamente i cittadini vengono presi da rimorsi interessati: come hanno potuto tollerare per tanto tempo che l’autore di un simile delitto restasse impunito? Lui, sentendo l’aria che tira, cerca di andarsene di nascosto: nessuno glie lo impedisce apertamente, ma lo ostacolano in modo tale che non riesce a salire sul treno in partenza. In un crescendo allucinante gli eventi precipitano: le leggi vengono cambiate, la macchina della giustizia si mette in moto con estrema solerzia, l’esecuzione sta per avere luogo. Allora la signora si fa avanti a impedirlo: ha voluto vendicarsi non di un singolo ma di tutto il paese, perché tutti sono stati conniventi, e la vista di quell’uomo, che volevano uccidere per denaro e che invece continuerà a vivere in mezzo a loro, sarà come un monito; poi sale sulla macchina e se ne va per sempre. Il film, che mantiene opportunamente l’ambientazione antirealistica dell’originale, è una riflessione senza speranza sulla colpa, sulla giustizia e sull’avidità umana; il finale, anche se “tradisce la tesi dello scrittore svizzero” (Mereghetti), che non prevedeva l’intervento della signora, resta impresso come un marchio a fuoco. Già così merita 4 stelle (e forse qualcosa di più); ma è netta la sensazione che se, anziché Bernhard Wicki, lo avesse diretto Lang, ora parleremmo di un capolavoro.
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