La disfatta dell'esercito giapponese, nelle Filippine nel '45, attraverso gli occhi del soldato Tamura. Crudissimo resoconto sulla guerra, sul cannibalismo e su altri orrori.
La bellezza delle immagini, spesso intrise di fango e di pioggia, sublima senza contraddirlo, lo sguardo lucido quasi entomologico con cui il regista fruga dentro i suoi personaggi, quasi fossero insetti da scrutare al microscopio, uno sciame disperato e inerte travolto da un destino ineluttabile al quale è inevitabile sottostare e soccombere. .
Non abbiamo visto molto qui in Italia di ciò che Kon Ichikawa ha realizzato, ma anche se il suo nome e la sua fama è soprattutto legato all’opera che lo impose prepotentemente all’attenzione internazionale (L’arpa birmana, premio San Giorgio alla Mostra di Venezia del 1956 che si ricorda come quella che “clamorosamente” non assegnò alcun… leggi tutto
Sono sempre indeciso al momento di scegliere l'immagine di copertina ma quando tra i film ce n'è uno con la giovanissima B:B:...
Ideale come cover girl ma anche, direi, come…
Prima di tutto diamo corso alle vanterie. Grazie a una rischiosa operazione di biblioarcheologia il mio team è riuscito a mettere le mani su "I film degli altri" di Pier Paolo Pasolini a cura di Tullio Kezich,…
Io sono uno di quelli che va al cinema per vedere LO SPETTACOLO DELLA REALTA'.
Nel cinema ritengo che siano indicate tutte le variabili, quasi ci fossero tutte le frequenze che rappresentano uno spettro…
Continuando la mia rivisitazione del cinema giapponese,prendo in considerazione l'operato di un maestro della cultura giapponese:Kon Ichikawa.La definizione che dà il titolo alla play non è mia,lo…
L’obiettivo di Ichikawa è centrato sull’uomo, che appare solo, sia perché è abbandonato a se stesso, sia perché risulta completo e autonomo nella sua responsabilità di individuo. Nelle sue storie di guerra, i grandi movimenti degli eserciti rimangono fuori dalla vista, mentre sullo schermo restano impressi i tragici segni di un’umanità…
Sul fronte filippino, nel '45, le truppe giapponesi sono ormai stremate. Gli americani sono arrivati e l'anarchia regna sovrana tra quel che resta della gloriosa armata del Sol Levante. Dopo "L'arpa birmana" del 1956, Kon Ichikawa prosegue la sua riflessione sulla catastrofe bellica dirigendo questo "Fuochi nella pianura" (nel 1959) e porta sullo schermo la follia disumanizzante che ha colpito…
I frequenti primi piani stanno a testimoniare l’approccio umanista di Ichikawa al tema della guerra. Infatti, come già l’altro capolavoro del cineasta giapponese, “L’arpa birmana”, neppure “Fuochi nella pianura” è semplicemente un film antibellico o antimilitarista, ma è un film umanista, nel senso che il regista tende a cercare, a…
Non abbiamo visto molto qui in Italia di ciò che Kon Ichikawa ha realizzato, ma anche se il suo nome e la sua fama è soprattutto legato all’opera che lo impose prepotentemente all’attenzione internazionale (L’arpa birmana, premio San Giorgio alla Mostra di Venezia del 1956 che si ricorda come quella che “clamorosamente” non assegnò alcun…
Una taglist con il punto esclamativo. L'idea non è nostra ma dell'utente Roark: abbiamo trovato tanto azzeccata la sua playlist omonima che trasformarla in taglist era una soluzione necessaria. Gli abbiamo fatto così…
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Commenti (2) vedi tutti
La bellezza delle immagini, spesso intrise di fango e di pioggia, sublima senza contraddirlo, lo sguardo lucido quasi entomologico con cui il regista fruga dentro i suoi personaggi, quasi fossero insetti da scrutare al microscopio, uno sciame disperato e inerte travolto da un destino ineluttabile al quale è inevitabile sottostare e soccombere. .
leggi la recensione completa di (spopola) 1726792Voto 7. [23.01.2014]
commento di PP