Regia di Roberto Bianchi Montero vedi scheda film
Sardegna. Imperversa la velenosa faida fra pastori e proprietari terrieri; uno dei primi prende di mira la bella figlia di uno dei secondi e la mette incinta con la violenza. In realtà però il ragazzo scopre di amarla e decide di volerla sposare.
La lunga – e nutrita di titoli variopinti – carriera registica di Roberto Bianchi Montero comincia nell’immediato dopoguerra, una volta abbandonate le velleità attoriali che avevano portato il Nostro a interpretare una quindicina di pellicole fra gli anni Trenta e la metà dei Quaranta; dopo aver fatto esperienza come assistente, fra gli altri, di Domenico Gambino e Guglielmo Giannini, ecco che ritroviamo Bianchi Montero dietro la macchina da presa per una serie di melodrammoni generalmente insipidi fino a quantomeno la metà dei Cinquanta. Faddija – La legge della vendetta è però uno dei lavori meglio riusciti di questo periodo: un dramma dalle evidenti ambizioni antropologiche che ricade in qualche luogo comune eccessivo (anche per l’epoca, si intende: la testardaggine e lo spirito focoso proverbiali dei sardi mal si sposano con personaggi psicologicamente monodimensionali), ma in definitiva gode di una buona propensione narrativa e di uno sguardo sincero e atipico per il cinema nostrano dei tempi, proiettato in una sorta di dimensione a cavallo fra fiction e documentarismo. La sceneggiatura porta le firme del regista, di Pasquale Festa Campanile, di Massimo Franciosa, di Fulvio Palmieri e di Giovanni d’Eramo; fra gli interpreti non mancano nomi validi: i principali sono Otello Toso, Piero Palermini, Olga Solbelli, Silvio Bagolini, Luisa Rossi, Bianca Manenti, Bill Tubbs e Amedeo Novelli. Neppure ottanta minuti in un bianco e nero severo che ben si accosta ai contenuti della trama. 4/10.
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