Regia di Pasquale Squitieri vedi scheda film
1971, il western all'italiana è in rovinoso declino. Squitieri aveva da poco esordito con Io e Dio (1969), emulo fuori tempo massimo dei lavori di Leone; l'anno successivo aveva quindi proposto il suo sequel di Django - uno fra i mille - dal titolo Django sfida Sartana. Già qui si firmava, come nel presente La vendetta è un piatto che si serve freddo, con lo pseudonimo William Redford. Il genere è in calo, sia di pubblico che di ispirazione: le idee sono ormai esaurite e occorre inventarsi qualcosa per non ricadere nel solito schema che prevede lo scontro fra pistoleri per un malloppo, fra straniero e sceriffo, fra cowboy e indiani. Ecco, qui la sceneggiatura di Squitieri e Monica Venturini (rinominatasi Monica Felt) non ce la fa e risulta già vista e di scarso impatto. C'è Klaus Kinski, è vero, nel cast: ma compare brevemente e le parti principali sono invece affidate a interpreti anonimi o di poco charme, fra i quali il nome che maggiormente spicca è quello di Leonard Mann, al secolo Leonardo Manzella, qui ai suoi esordi, che presto ritroveremo nel filone del polizi(ott)esco. Perfino le musiche di Piero Umiliani, che accetta ogni commissione senza scendere mai oltre un minimo standard di decenza, sembrano avere in questa pellicola meno da dire del solito. 4/10.
Far west. Un uomo cerca vendetta nei confronti degli indiani che hanno fatto una carneficina della sua famiglia. Scoprirà che, invece, gli indiani gli sono amici e i veri assassini sono 'visi pallidi'.
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