Regia di Pasquale Squitieri vedi scheda film
Un western pieno di stereotipi, dagli indiani buoni ai bianchi cattivi e avidi, dai serpenti nel deserto alle sfide di/a/da/in/con/su/per/tra/fra i ranch. La trama è abbastanza banale, cioè quella di un uomo che vive nell'odio per gli indiani, convinto che gli abbiano sterminato la famiglia, mentre poi scoprirà che la verità è un'altra. Mai visti indiani meno credibili di questi. L'unica nota positiva del film è la recitazione quasi minimalista di Klaus Kinski, anche se va detto che il film dà troppa importanza al ruolo della stampa, in questo villaggio del West, dove l'analfabetismo doveva essere a livelli stellari. Squitieri si fa le ossa nel genere western all'italiana, ma si trova a fare i conti con la sciatteria di una produzione che cercava ogni anno di buttare sul mercato quanti più spaghetti western, per sfruttare la vena leoniana. È il genere stesso, però, a mostrare la corda, cominciando semmai ad indirizzarsi verso una sorta di western comico (qui accennato dagli interventi del Doc interpretato da Steffen Zacharias), verso cui virerà definitivamente dopo il sucesso raccolto a livello internazionale dalla serie di Trinità. Leonard Mann si conferma incapace di sostenere un ruolo da protagonista: al confronto, Giuliano Gemma era un mostro di espressività.
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