Regia di Riccardo Freda vedi scheda film
Aquila nera, alias Vladimir Dubrovskij, è un eroe mascherato alla guida di un reggimento di cosacchi. Il suo rivale Cernicevskij se la intende con il nemico governatore di Minsk e fa in modo di far sterminare la famiglia di Aquila nera. Che naturalmente avrà la sua vendetta.
Nel 1946 Riccardo Freda aveva diretto Rossano Brazzi come protagonista del suo Aquila nera, tratto dal romanzo Dubrovskij di Aleksandr Puskin; dato il buon successo al botteghino, cinque anni più tardi, presumibilmente a corto di idee, il regista mette in piedi – con una sceneggiatura sua, di Ennio de Concini e di Alessandro Continenza – questa specie di sequel. Considerando che il testo di partenza, pubblicato postumo, era rimasto presumibilmente incompiuto, l’operazione di Freda può sembrare un tantino arrogante, ma il contesto e la destinazione ‘popolari’ della pellicola smontano immediatamente qualsiasi dubbio di tale risma; tanto è vero che il film si chiude parlando del figlio di Dubrovskij e furbamente Guido Malatesta nel 1967 metterà in scena Il figlio di Aquila nera (con una giovanissima Fenech, peraltro), altra ‘variazione sul genere’ totalmente apocrifa. Brazzi è il ‘buono’ che ci si aspetta, così come non si discutono le scelte di casting per la ‘bella’, cioè Gianna Maria Canale, e il ‘cattivo’, Peter Trent; in ruoli di contorno troviamo poi Nerio Bernardi, Vittorio Sanipoli, Attilio Dottesio e Franca Marzi. Il ritmo, i dialoghi, le psicologie dei personaggi e ovviamente la morale di fondo sono quelli di un buon fotoromanzo: mestiere e nulla più. 3,5/10.
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