Regia di Mario Caiano vedi scheda film
Scritto dal regista - che si firma con lo pseudonimo William Hawkins - insieme a Tito Carpi, Il suo nome gridava vendetta è uno dei tanti prodottini raffazzonati che nella seconda metà dei Sessanta venivano frettolosamente infilati nel redditizio filone dello spaghetti western. Nonostante a dirigerlo ci sia uno degli iniziatori del western in Italia, il film non è comunque niente di eccezionale, specie considerando la folta compagnia di cui godevano titoli di questo genere all'epoca (lo stesso Caiano nel 1968 girava anche Un treno per Durango, a dimostrazione dell'esilità produttiva e della rapidità di scrittura e messa in scena, tutti fattori che oltre a produrre una certa ripetitività non possono che abbassare la qualità media del prodotto del filone). Anthony Steffen (Antonio De Teffè), Evelyne Stewart (Ida Galli), William Berger, Raf Baldassarre sono i nomi centrali del cast - e c'è anche una particina per Mario Brega: tutte seconde linee dello spaghetti western, habituè che firmano un atto di presenza senza lasciare grande tracce del proprio passaggio. Si segnala come direttore della fotografia Enzo Barboni, che di lì a poco passerà dietro la macchina da presa per dirigere fra l'altro la popolare serie di Trinità. Ritmo scarsino, storia poco originale, effetti speciali da pochi spiccioli (succo di pomodoro, piuttosto chiaro e denso, come sangue). 2,5/10.
Un reduce dalla guerra di secessione ha perso la memoria; tornato a casa, si ritrova a essere accusato di diserzione e con l'ex fidanzata sposata a un altro.
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