Regia di Raffaello Matarazzo vedi scheda film
Una ragazza viene rapinata e uccisa. Il colpevole sembra essere un giovane che però si ritiene innocente; la sorella di lui viene aiutata dal pregiudicato Za-la-mort a rintracciare, in una fumeria d'oppio, i veri colpevoli.
Nella seconda metà degli anni Dieci Emilio Ghione diresse e interpretò una trilogia di pellicole dedicate al personaggio di Za-la-mort, fuorilegge gentiluomo, che ebbe parecchia risonanza; a un quarto di secolo di distanza il re dei melodrammi italiani Raffaello Matarazzo scrive (insieme a due penne di eccellenza quali quelle di Ettore M. Margadonna e di Mario Monicelli) e dirige questo La fumeria d'oppio, sorta di sequel delle avventure di Za-la-mort, e chiama a interpretare il protagonista nientemeno che Emilio Ghione jr., figlio di cotanto padre. Ma Ghione jr., peraltro qui all'esordio sul set, non ha ereditato l'appeal cinematografico parentale e probabilmente esso manca alla pellicola in toto: per quanto realizzata con buon mestiere, La fumeria d'oppio rimane un'operina per gran parte inoffensiva, nel senso di poco stimolante, scarsamente convincente. Fra gli altri elementi in scena troviamo buoni nomi: Emilio Cigoli, Paolo Stoppa, Mariella Lotti, anche Arnoldo Foà e Umberto Spadaro in particine; la costruzione narrativa è un po' facilotta, ma la trama a livello logico indubbiamente regge; da apprezzare in ogni caso l'idea di aggiungere note di commedia qua e là a una storia altrimenti a tinte profondamente nere. Per Matarazzo, è noto, gli anni del secondo dopoguerra furono piuttosto difficili; la sua professionalità rimase intaccata, ma trovò arduo ricollocarsi in un cinema che completamente cambiato rispetto a quello del ventennio; La fumeria d'oppio è comunque un progetto interessante, che può definirsi parzialmente riuscito. 3,5/10.
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