Regia di Wayne Wang vedi scheda film
L'espressione "ovunque tranne qui", come recita il titolo originale del film, può essere riferita alla condizione psicologica ed esistenziale di entrambe le protagoniste; la matura (soprattutto nell'aspetto fisico) madre Adele, un'eccellente Susan Sarandon, e la giovanissima figlia Ann, interpretata da una sorprendente, intensa Natalie Portman. Il rapporto tra le due non è dei migliori, anzi. Ann è di fatto continuamente annientata come persona da una madre inconcludente, sprovveduta, ingenua, abituata a programmare pressochè interamente la vita della figlia, indicandole cosa fare, cosa desiderare, persino come atteggiarsi in alcuni insignificanti e accidentali momenti d'incontro con sconosciuti. Tutto parte ovviamente da una condizione personale di disagio, dall'incapacità d'individuare i propri reali interessi e da relative scelte avventate che portano a ben poco. Ann, inevitabilmente oppressa e insofferente, al contrario sa quel che (non) vuole fare, e finalmente la madre riconoscerà e rispetterà il valore della sua persona e dei suoi, a suo modo sacri, propositi; non mancando di sostenerla, tramite benemerite scelte, frutto d'inaspettata lucidità. Particolarmente toccante il finale, quando la coscienza ormai pacificata porta la giovane a sottolineare i pur presenti lati pregevoli della madre, le qualità di un essere umano fragile e "carismatico" al tempo stesso. Un film di certo non privo di imperfezioni, ma tutt'altro che inutile e noioso.
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