Regia di Ruggero Deodato vedi scheda film
Una spedizione di antropologi americani nelle foreste delle Filippine finisce preda di una tribù di violentissimi aborigeni. Presto si scoprirà che i locali sono anche dediti al cannibalismo. Liberarsi e fuggire sarà ancor più un'impresa a causa della natura selvaggia e matrigna di quei luoghi.
La svolta della carriera di Deodato è questa; fino a quel punto il regista potentino aveva girato solamente lavorucci commerciali su committenza, mentre qui prende in pugno il proprio mestiere e realizza esattamente ciò che avrebbe voluto: un horror esotico sulla scia dei mondo movies e del cannibalismo messo in scena nella pellicola Il paese del sesso selvaggio, diretta da Umberto Lenzi nel 1972. A tutti gli effetti questo film ne doveva essere un sequel; per diatribe produttive il progetto finì in mano a Deodato che, ben volentieri, lo portò a termine dimostrando sia di avere i requisiti per realizzare un'opera tanto particolare, sia di sentirsi totalmente a proprio agio nella sua lavorazione. Come è noto, negli anni seguenti Deodato tornerà varie volte sia al genere cosiddetto 'cannibal' (lavori ambientati nella giungla e costellati di scene crude, molto verosimili, di antropofagia, sangue e altre componenti macabre) che all'horror vero e proprio. In questa sceneggiatura da lui firmata insieme a Gianfranco Clerici e Renzo Genta, per la verità non un eccellente parto di fantasia, i reali protagonisti sono la tensione e l'orrore; fra animali selvaggi, squartamenti, torture e ovviamente pasti a base di carne umana, Deodato arriva al culmine del lavoro quando permette al personaggio centrale di salvarsi dall'attacco degli aborigeni uccidendone uno, aprendogli il petto e mangiandone le viscere davanti agli occhi dei suoi sbigottiti amici. Impressionante, sì, ma soltanto perchè il regista sa il fatto suo e gli effetti speciali (Paolo Ricci) funzionano bene; nel cast compaiono Massimo Foschi, Ivan Rassimov e Me Me Lai: gli ultimi due erano presenti anche ne Il paese del sesso selvaggio. Ben assestata la colonna sonora di Ubaldo Continiello. 3,5/10.
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