Regia di Ruggero Deodato vedi scheda film
FESTIVAL DI VENEZIA 80 - CLASSICI RESTAURATI
Un piccolo aereo trasporta un antropologi ed uno studioso, accorsi nella giungla filippina di Mindanao per seguire le ricerche di una società petrolifera intenta a sondare il terreno sottostante. I due (Massimo Foschi e Ivan Rassimov), accompagnati da una guida locale e dal solo pilota, trovano l'accampamento deserto e si insospettiscono. Dapprima rischiano di prendersi nella giungla intricata e piena di insidie.
Nella notte, nascosti dentro il piccolo aereo, subiscono un attacco da una tribù indigena a causa del quale la guida viene portata via. Il giorno seguente i due studiosi iniziano a cercare tracce degli scomparsi, fino a venir uno ferito gravemente, e l'altro catturato da una tribù di indigeni cannibali, che gli fanno subito intendere la fine occorsa alla guida locale.
Imprigionato, nudo, oggetto di scherno e violenze, lo studioso troverà modo di ribellarsi e scappare grazie alla complicità di una bellissima indigena che si infatua di lui.
Per salvarsi l'uomo dovrà superare prove tremende, fino al duello col capo villaggio che, sopraffatto nel modo più cruento, gli permetterà di guadagnare rispetto da tutta la tribù e riuscire a raggiungere il piccolo aeroplano che lo riporti alla civiltà.
Nicolas Winding Refn sbarca al Lido per presentare, con ardore e grande considerazione, uno dei film cult di Ruggero Deodato, uscito perfetto dal restauro e nel recupero delle scene censurate. Un cinema "unsafe" certamente discutibile per diverse motivazioni, primo fra tutti per la scelta di rappresentare scene di violenza su animali decisamente poco consone, se non proprio superflue rispetto al corso narrativo della truculenta storia.
Ma certo Ultimo mondo cannibale è un prodotto frutto di una libertà creativa che un tempo, nel bene come nel male, era possibile ed ora impensabile.
Scene di nudo integrale inserite con coraggio e ostentazione, violenze e atti di cannibalismo che ne fanno uno dei film più truculenti e kitch mai prodotti assieme al "gemello" Cannibal Holocaust, che rese celebre in tutto il mondo Ruggero Deodato, soprannominato appropriatamente e con ironia "Monsieur Cannibal", ed il suo cinema iper violento, inframmezzato un po' a caso, ma in modo certamente efficace per repellere, da sequenze documentaristiche estreme come le lotte tra animali selvatici, fatti combattere uno contro l'altro apparentemente contro ogni logica naturale o legata alla pura sussistenza.
Quello di Deodato inerente il mondo cannibale, è un cinema truce e fine a se stesso, ma anche un genere che, per quanto discutibile, ha portato la cinematografia italiana in giro per il mondo, emblema di uno stile di fare cinema indipendente e libero fino alle estreme conseguenze, oggi impensabile.
Probabilmente per fortuna.
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