Regia di Carlo Lizzani vedi scheda film
Lizzani, lo sperimentatore. Sempre attento alla realtà sociale che lo circonda, il regista romano si cimenta qui con il genere che in quel momento sbancava i botteghini cinematografici: lo spaghetti western. Purtroppo però la curiosità e la volontà di tentare nuove strade del regista, che ha già un curriculum abbastanza variegato, va a sbattere contro una serie di invalicabili ostacoli, primo fra tutti la sceneggiatura dozzinale (buono, cattivo, duello finale) di Piero Regnoli, autore abbastanza prolifico ma sempre impegnato in produzioni 'minori'. E poi il cast, pur non pessimo, ma privo di interpreti di rilievo, in primis il non brillantissimo protagonista Thomas Hunter. Musiche 'senza infamia e senza lode' di Ennio Morricone, che per l'occasione si firma Leo Nichols, con uno pseudonimo anglofono come usava fare per questo tipo di produzioni; lo stesso Lizzani adopera il nome di Lee Beaver, scegliendo il 'beaver', cioè il castoro, in omaggio alla moglie, il cui cognome tedesco (Bieber) significa appunto castoro. Peraltro il film esce anche sul mercato americano, con il titolo di The hills run red, evocando un fiume - piuttosto che di banconote - di sangue. E, a dirla tutta, le sparatorie e gli ammazzamenti in questa pellicola non sono pochi. Se i risultati qui sono scarsini, comunque il regista ci riproverà immediatamente con Requiescant: tutta un'altra storia. 4,5/10.
Jerry esce di galera dopo 5 anni e va a recuperare la sua parte di bottino presso l'amico ed ex compare Ken; ma quest'ultimo è ora diventato potente e pericoloso, e soprattutto non ha alcuna riconoscenza verso Jerry. Lo scontro fra i due è quindi inevitabile.
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