Regia di Edward G. Muller (Edoardo Mulargia) vedi scheda film
Film che gode di un certo alone di culto nel cerchio degli appassionati più estremi di c-movie, specie tra coloro che apprezzano le bizzarrie più sfrenate. Alone, a mio avviso piuttosto ingiustificato.
Girato nella mia Tirrenia, il lavoro di Mulargia paga un corposo dazio a causa di una regia incapace di scandire un ritmo adeguato. Mulargia non inventa nulla di accattivante sotto il profilo visivo, si limita all'ordinaria amministrazione per quel che concerne la componente tecnica.
Il secondo problema riguarda poi la sceneggiatura che sviluppa in modo piuttosto confusionario un soggetto ridotto all'osso e piuttosto semplice. Cinque sadici banditi intendono intascare la taglia messa sul capo di un pistolero caduto ormai nel vizio dell'alcool e nascosto in un villaggio fantasma sotto la protezione di una procace prostituta che vorrebbe trascorrere la vecchiaia con lui.
Questa in sintesi la scarna sinossi che gli sceneggiatori non sono in grado di rendere interessante. Peccato perché di idee interessanti da sviluppare, quanto meno a livello di caratterizzazione dei personaggi, ce ne erano anche. Tra esse si segnala la presenza di una vecchia che vaga per il paese convinta di trovarsi all'inferno (idea che sarà ripresa da Keoma), ma anche un protagonista affetto da allucinazioni visive (fastidiosissimi gli effetti sonori montati sulle scene in questione e traducibili in una via di mezzo tra una sirena e un ronzio di insetti) non ben specificate (visto che si manifestano di improvviso e dunque sembrano non essere direttamente innescate dall'alcool). Non mancano la violenza e la perversione che raggiungono l'apice nell'omicidio, a colpi di schiaffi e cazzotti, di Rosalba Neri (volto grondante sangue) con l'antagonista che si eccita a ogni colpo inferto da un suo scagnozzo per poi baciarlo in piena bocca a omicidio compiuto (scena gay a dir poco ardita per l'epoca).
Il resto è quasi tutto da tralasciare tra buchi di sceneggiatura (il più grosso riguarda il passaggio del pistolero da allucinato a freddo e implacabile killer), sequenze iper dilatate, resa dei conti finale tra le più frettolose e fredde che mi sia mai capitato di vedere, assenza totale dei cittadini per le strade del villaggio, sbalzi temporali dovuti a un montaggio a tratti incomprensibile, dialoghi poco graffianti.
Sembra che gli sceneggiatori volessero confezionare uno script in cui emergessero tematiche buddiste, francamente stento a notarle.
Gli attori hanno delle belle facce per uno spaghetti-western e tutto sommato se la cavano sufficientemente bene. C'è anche il grande Mario Brega, purtroppo non usato ai suoi massimi livelli. Non male Mark Fiorini che interpreta un antagonista decisamente psicopatico.
Alessandroni confeziona una buona soundtrack anche se copia spudoratamente Morricone (il riferimento va "Il Buono, il Brutto, il Cattivo", ma anche a "Una Pistola per Ringo")
Piuttosto mediocre, anche se non tra i peggiori in assoluto. Voto: 5+
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