Regia di Robert Enrico vedi scheda film
Buon film d'avventura, quasi un western, dall'ambientazione spettacolare e molto ben interpretato da Lino Ventura e Bourvil.
Tratto da un romanzo del futuro regista José Giovanni che ne cura sceneggiatura e dialoghi, questo film di Robert Enrico mescola abilmente avventura, azione e commedia, storie di amicizia maschile e drammi umani, in uno scenario affascinante e d’altri tempi, con attori di sicuro talento, disposti ad una prova fisica che forse supera l’impegno recitativo.
Avendo ereditato una segheria nei Vosges, dipartimento della Lorena, Hector Valentin (Bourvil) rientra dal Canada per prenderne possesso. La concorrenza gli mette immediatamente i bastoni tra le ruote, impedendogli di assumere manodopera locale. Gli viene però incontro un uomo di nome Laurent (Lino Ventura) che, oltre ad offrirsi come lavoratore, gli suggerisce di assumere come taglialegna e operai alcuni carcerati in attesa di un’attività lavorativa come pena sostitutiva degli ultimi scampoli di detenzione da scontare. Convinto da Laurent, che non gli ha nascosto di essere a sua volta un ex-detenuto, Hector accetta la proposta e, di lì a poco, si vede piombare nell’azienda un manipolo di maschiacci burberi ma simpatici, che anticipano la leggendaria “sporca dozzina” di Robert Aldrich. In realtà, Laurent spera in tal modo di trovarsi faccia a faccia con un antico nemico di cui intende vendicarsi. A quest’ultimo, però, la pena alternativa non viene concessa e la vicenda prende tutta un’altra piega. I legami tra i personaggi s’intrecciano e s’intensificano, il lavoro è durissimo, il conflitto con le aziende concorrenti e l’ostilità della popolazione locale si inaspriscono…
Tipico esempio di cinema popolare anni ’60, il cui successo era garantito in primo luogo dalla presenza di attori di richiamo come Lino Ventura e Bourvil. Il primo interpreta uno di quei personaggi tutto muscoli e gran cuore che lo hanno reso famoso, mentre il secondo incarna una figura piuttosto distante dalla sobria comicità che lo caratterizzò sia da solo che al fianco di Louis de Funès. I luoghi in cui il film venne girato sono quelli nei quali José Giovanni aveva ambientato il suo romanzo, una Lorena profonda, ricoperta di boschi lussureggianti, dove gli alberi si abbattono ancora manualmente, con enormi seghe azionate da quattro braccia, e vengono trasportati mediante vagoncini traballanti, lanciati su rotaia in folle discesa lungo i pendii montani, con enormi rischi per l’incolumità dei taglialegna. Sono certamente queste le scene più spettacolari e più riuscite di un film che si richiama volutamente al genere western, a dispetto della localizzazione geografica e dell’epoca in cui è ambientato. Prova ne sia, tra le altre cose, una colonna sonora che riporta ad innumerevoli pellicole americane dei decenni precedenti. Tutti questi ingredienti sono dosati con mirabile equilibrio, alternando scene d’azione e scazzottate a vicende più drammatiche e umane, con grandi prove di amicizia virile, contrapposte a tradimenti, conflitti irrisolvibili e desiderio di vendetta. Anche se la regia non si spinge oltre l’ordinaria amministrazione e un discreto mestiere, l’insieme risulta avvincente e lascia lo spettatore soddisfatto, a patto di accontentarsi di un prodotto che, pur di pregiata fattura, non pretende altro che fornire due ore di onesto divertimento.
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