Regia di Mario Soldati vedi scheda film
Se il cinema di Soldati, almeno quello del periodo del Fascismo, era stato etichettato come calligrafico, Fuga in Francia fuoriesce sicuramente da questa definizione. Uscito nel 1948, il film si inserisce, piuttosto, nel filone neorealista, che all'epoca dettava legge, quanto meno tra gli intellettuali e nel favore della critica. Soldati riesce, con Fuga in Francia, ad affrontare due problemi scottanti dell'Italia post bellica, come l'emigrazione verso i paesi più ricchi e il trattamento da riservare ai criminali fascisti.
Attraverso il personaggio del figlioletto di questo Riccardo Torre, ex gerarca per niente pentito, gli autori del film sembrano voler delineare la nuova Italia, uscita a pezzi dalla guerra e dal Fascismo, decisa a voltare le spalle all'esperienza del regime e ad abbracciare con convinzione ideali radicalmente diversi. Un'ombra di ambiguità viene gettata invece sul comportamento ondivago e reticente della Chiesa, superficialmente riluttante, ma poi sempre pronta a soccorrere i criminali di ieri, che le sono stati a lungo compagni di viaggio.
Si farebbe torto al film stesso se non si accennasse alla prova maiuscola di Folco Lulli, geniale interprete nel passare dalla disperazione alla buffoneria, tratteggiando un personaggio disposto a qualsiasi bassezza pur di salvarsi la vita. Buona anche la prova, nel ruolo del reduce dalla Russia, dell'allora giovane regista Pietro Germi.
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