Regia di Claude Chabrol vedi scheda film
Tratto dal romanzo "Que la bete meure" di Nickolas Blake, questo è probabilmente il film in cui Chabrol ha portato all'estremo limite la descrizione di una società che in cuor suo deve aver considerare davvero abietta.
E' insomma forse il suo film più estremo (narrativamente e stilisticamente parlando) che ha comunque come sempre al centro la borghesia di provincia, amante delle belle maniere, ma anche incline a ipocrisie, perversioni ed efferratezze.
Questa volta si paral di un uomo (Charles), scrittore di fiabe e di recente rimasto anche vedovo, che vede la sua vita sconvolta dalla morte del figlioletto, ucciso da un'auto pirata.
Da quel momento , abbrutito dal dolore , giura a se stesso di ritrovare il colpevole e farsi così giustizia da solo, visto che non sono riuscite a farla le istituzioni preposte.
Sarà poi il caso a metterlo sulla strada giusta e a fargli davvero incontrare l'assassino, un uomo tirannico e volgare.
Per avvicinarlo senza destare troppo sospetti. lo scrittore comincia a corteggiare Hélène, la sua compagna, e il suo piano sembra così prendere finalmente forma e avere successo, poichè come "nuovo amico" di quella famiglia, si trova davvero a un passo dal portare a compimento la sua vendetta. Ma nulla poi risulterà davvero facile come sembra: Charles, autore di fiabe da bambini, e che dovrebbe avere dimestichezza con la fantasia, si troverà invece invischiato in una storia di dimore fatate, sortilegi e orchi crudeli, e questo creerà in lui una specie di cortocircuito dentro al quale la vendetta da lui tanto agognata finirà per passare in secondo piano per lasciare il passo a un vuoto esistenziale segnato da oscure ferite, deviazioni morali e infelicità.
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