Regia di Claude Chabrol vedi scheda film
Due pirati della strada investono uccidendo il piccolo Michel. Il padre, CharlesThenier (Michel Duchaussoy) un famoso scrittore di libri per ragazzi, promette a se stesso che non si darà pace finchè non li avrà trovati. Aiuta la polizia a formulare ipotesi sul come e dove rintracciare l'auto "assassina" ma, come gli ripete un agente, è più difficile che trovare "un ago in un pagliaio". Ma la fortuna non gli ha voltato del tutto le spalle e grazie all’accidentale complicitàdi due contadini viene a sapere che a bordo di quell'auto, insieme all'uomo che la guidava, c'era la famosa attrice televisiva Hèlène Lanson (Caroline Cellier). Charles l'avvicina e riesce a stringere con lei un tale rapporto sentimentale da arrivare a conoscere la famiglia della sorella (Anouk Ferjac). Soprattutto il cognato Paul Decourt (Jean Yanne), il ricco proprietario di un rinomato garage, un uomo alquanto detestabile, probabilmente quello che lui sta cercando. Intanto annota su un piccolo diario gli stati d'animo che accompagnano la delineazione della tanto agognata vendetta.
"Ucciderò un uomo" è a mio modesto parere uno dei film più belli di Claude Chabrol, che “filosofeggia” sul caso e sulla natura della colpa sullo sfondo solito della provincia francese e degli ambienti alto borghesi. Attorno al dramma umano della perdita di un figlio, Chabrol elabora un congegno di morte che rasenta la perfezione : per la precisa e variegata caratterizzazione psicologica dei personaggi e la grande abilità con cui viene tenuta alta l’attenzione cognitiva dello spettatore nonostante che l’esito finale del film sia contenuto nelle sue stesse premesse iniziali. "Ucciderò un uomo. Non ne conosco il nome, nè l'indirizzo, nè il suo aspetto, ma lo troverò e lo ucciderò". Queste sono le prime impressioni che Charles annota sul suo diario, parole che suonano come una promessa solenne, veicolate da un lancinante dolore e indirizzate contro un ossessione, che vestono di freddo calcolo l'unico scopo per cui vale ancora la pena continuare a vivere e che armano di pazienza la speranza di portarlo a compimento."Mi rendo perfettamente conto che il terreno delle mie ricerche non ha limiti, che sono solo un essere sulla terra alla ricerca di un altro essere. L'unica mia arma è la pazienza. Ho tutto il tempo. Ho tutta la mia vita. E tutta la sua. A meno che la sorte non interferisca, è meravigliosa la sorte, ed esiste, anche questo esiste. Il punto della penna sul mio foglio, è come ogni cosa al mondo, una coincidenza".Charles è un semplice punto nell'universo e deve incontrarsi con un altro punto, la possibilità che ciò accada è rarissima ma ancora più rara è l'evenienza che lui smetta di cercare il protagonista dei suoi incubi. Prima o poi qualcosa dovrà accadere, lui lo sa, ne è convinto, e aspetta un segno che lo ripaghi dell'angosciante attesa. Quel segno arriva e lo conduce di fronte a Paul Decourt, un uomo viscido e tiranno, tanto spregiudicato nell’ostentazione della sua arroganza quanto capace di attirare tutto l’odio intorno a se. E' assetato di vendetta Charles ma mantiene una calma invidiabile, perchè il suo progetto di morte non è frutto dell'istinto assassino ma figlio del sentimento violato e come tale va preparato con cura, speculando sui vuoti affettivi e prepando complicità emotive, arrivare nel momento meno opportuno e nel modo più inaspettato, senza generare il rimpianto che si sarebbe potuto fare altrimenti e senza cedere al peso del rimorso. La cosa straordinaria di questo magnifico film sta nel fatto di muoversi su un doppio binario narrativo : quello della pacifica esteriorità di Charles, che gli consente di nascondere bene i tumulti dell'animo e di preparare con calma il suo piano, e quello delle sue confessioni assassine, cariche di lucida razionalità e pregne di un odio pronto ad esplodere. Binari che si incontrano all'epilogo inevitabile ma scambiandosi sorprendentemente i connotati qualitativi : per architettare in gran segreto il piano di morte quando volutamente pubbliche erano state rese le intenzioni. E per restituirci un finale di sorprendente bellezza, con una barca in alto mare in balia dell’infinito e un campo lungo a scrivere un’altra coincidenza possibile. Capolavoro.
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